La crisi economica provocata dall’epidemia di coronavirus colpisce anche le chiese. Troppe spese e pochi fondi, e alle parrocchie manca la possibilità di continuare ad essere il punto di riferimento per moltissimi fedeli – soprattutto per quelli più bisognosi.
La crisi data dall’emergenza coronavirus non risparmia nemmeno le chiese. Le normali spese quotidiane, a partire dalle bollette fino anche ai mutui e alla retribuzione dei collaboratori, riguardano tutti. La parrocchia, vista come “punto di riferimento” per famiglie e cittadini, “oggi deve fare i conti anche con la crisi economica, che non fa sconti a nessuno”, spiega non a caso don Luciano Cassano, sacerdote di Bari, ai giornalisti di Repubblica.
Come la sua comunità, anche tante altre parrocchie baresi stanno ora affrontando seri momenti di difficoltà. Tuttavia, “noi siamo uomini di speranza e confidiamo nella Provvidenza“, esordisce con ottimismo il prete.
Come don Luciano Cassano, parroco di San Nicola (nel quartiere Catino di Bari), anche tanti altri sacerdoti e altre parrocchie stanno facendo i conti con l’emergenza Covid-19. Il coronavirus non guarda in faccia nessuno, e la crisi che ne sta derivando nemmeno. Si parla di conti in rosso, di bollette, di mutui – 180mila euro per don Luciano – e anche di importanti lavori di ristrutturazione: costosi, e ora fermi per via del lockdown.
Nemmeno don Pasquale Zecchini, infatti, nasconde le perplessità di questo periodo, mentre parla della sua parrocchia (San Girolamo) situata nel cuore del rione colmo di case popolari. La sua chiesa si è ora trasformata in un cantiere, al momento bloccato per via dell’emergenza. “In cuor mio penso sempre alle fatture da pagare all’impresa, un impegno da mantenere con puntualità, per tutelare i lavoratori”, spiega ai giornalisti di Repubblica. Mancano 200mila euro per il completamento dei lavori, dopo che una percentuale è arrivata grazie all’8 per mille.
Ma nonostante tutto, la chiesa non si ferma, non si arresta. “Non ne parlo con nessuno, lamentarsi sarebbe un atto egoistico, perché comprendo il dolore di tante famiglie e trovo giusto concentrare l’intero importo delle donazioni per la beneficenza“, spiega infatti don Pasquale. E infatti sono a centinaia i pacchi e le buste della spesa che ogni giorno i volontari della comunità consegno ai più poveri.
Anche don Tino Lucariello si trova nella stessa situazione, e come gli altri sacerdoti evita di raccontare ai suoi parrocchiani gli inciampi del momento, le apprensioni delle spese. “La gestione non è facile, abbiamo affrontato un’importante ristrutturazione. Le donazioni della comunità consentono di integrare l’8 per mille, che comunque ha un tetto massimo”, spiega don Tino. Ma sottolinea anche che la generosità dei fedeli è tutta dedicata alle raccolte alimentari e agli aiuti per le persone più deboli.
A confessarsi in questo momento di incertezze e ristrettezze è stato anche il sacerdote della parrocchia Sacro Cuore, situata proprio al centro di Bari, e per la quale don Mimmo Falco ha richiesto la sospensione del mutuo. Anche in questo caso, sono diverse migliaia gli euro che se ne vanno in lavori di manutenzione e rifacimento, in gestione delle attività di volontariato e sociali; ma ancora qualche contribuito da parte dei fedelissimi riesce ad entrare. “Cerchiamo di non concentrare la riflessione su questo aspetto, è il momento di parlare di fede, di cosa siano la frequenza e cosa la pratica“, spiega don Mimmo ai giornalisti.
Ma a mancare è anche lo spirito di comunità di parrocchiani. Manca poter dire messa, poter fare attività di catechismo e oratorio, mancano le celebrazioni. “Non celebro battesimi da tre mesi, ci sentiamo abbandonati se viene a mancare il popolo di Dio, e non di certo per le offerte, perché la messa non può essere guardata in poltrona come una partita di pallone“. Così parla infatti don Marco Simone, il prete di San Carlo Borromeo.
Ma proprio su questo tema, si era già espressa la ministra Lamorgese, direttamente sulle pagine dell’Avvenire. “Non è umanamente sopportabile impedire le celebrazioni” in questo periodo così drammatico, spiegava la ministra mentre parlava dello stop delle funzioni religiose a seguito delle disposizioni e del lockdown. La crisi, allora, non è più soltanto economica e sanitaria, ma rischia di diventare – quanto meno per i fedeli e per le parrocchie – molto di più. Un qualcosa che prescinde dal materiale, e che intacca i punti di riferimento di moltissime persone, soprattutto per coloro più in difficoltà.
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