Si è dimesso Francesco Basentini, capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria. Dopo la rivolta nelle carceri, la scarcerazione dei boss mafiosi gli è stata fatale.
Prima le rivolte nelle carceri a marzo. Poi le scarcerazioni dei boss mafiosi, con annesse polemiche politiche. E’ stato evidentemente troppo per Francesco Basentini, capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Ormai nell’occhio del ciclone ha presentato le sue dimissioni al ministro della Giustizia Bonafede. La sua posizione aveva iniziato ad essere messa in dscussione subito dopo la rivolta nelle carceri, scoppiata dopo lo stop dei colloqui dei detenuti con i familiari per l’emergenza Coronavirus: morirono 13 detenuti, 70 evasero dal penitenziario di Foggia. Si registrarono danni alle strutture per 20 milioni di euro. Poi è arrivata la vicenda delle scarcerazioni di boss mafiosi per gravi ragioni di salute: disposte dai magistrati di sorveglianza, dopo una circolare proprio del Dap che chiedeva ai direttori delle carceri di segnalare alla magistratura i detenuti con gravi patologie e in età avanzata. Basentini è quindi diventato oggetto della polemica politica, attaccato soprattutto per il caso dei domiciliari concessi a Pasquale Zagaria, fratello del superboss Michele. Una scelta inaccettabile per molti: gli attacchi al capo del Dap sono aumentati esponenzialmente. Alla fine Basentini si è arreso, ed ha presentato le sue dimissioni al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.
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“Le polemiche sono strumentali e totalmente infondate ma fanno male al dipartimento” ha dichiarato mentre comunicava la sua decisione al Guardasigilli. La scelta di Basentini non è stata ancora formalizzata, probabilmente per la concomitanza con il primo maggio. Ma l’arrivo al Dap di Roberto Tartaglia, pubblico ministero palermitano consulente dell’Antimafia nominato appena pochi giorni fa vice capo del Dipartimento, per molti è una conferma. Sarà proprio Tartaglia – molto probabilmente – a diventare reggente della dirigenza del dap. Una nomina, quella di Tartaglia, che qualcuno aveva già letto come un “commissariamento” di Basentini. E sono arrivati, ovviamente, i commenti della politica: il responsabile Giustizia del Pd Valter Verini ha definito le dimissioni di Basentini “giuste e non inattese”, aggiungendo una notizia: il Pd aveva posto “da qualche giorno” la questione delle dimissioni. Per Italia Viva – uno dei partiti più vivaci nel chiedere le dimissioni del capo del Dap – si tratta di un gesto necessario ma “tardivo”: lo afferma Maria Elena Boschi. Il centro-destra invece punta più in alto: Matteo
Salvini e Fratelli d’Italia chiedono addirittura le dimissioni di
Bonafede: “Le dimissioni del direttore del Dap Francesco Basentini non bastano a cancellare quanto successo in poche settimane tra carceri in rivolta, morti, evasioni e perfino mafiosi e assassini usciti a decine di galera. Il ministro Bonafede è il primo responsabile: dimissioni!” sono state le parole del leader leghista. Soddisfazione anche da parte dei sindacati di polizia
penitenziaria, da tempo critici con la gestione di Basentini.
I nomi che circolano per la successioni, quelli dell’ex
pm di Palermo Nino Di Matteo, ora consigliere del Csm, quello del pm anticamorra Catello Maresca e quello del magistrato della Procura nazionale antimafia Marco Del Gaudio, in passato
vice capo del Dap. Ma si parla anche del procuratore di Napoli
Giovanni Melillo e di Elisabetta Cesqui, che è stata capo degli
Ispettori e capo di gabinetto alla Giustizia, quando ministro
era Andrea Orlando.
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