Silvia Toffanin in una recente intervista parla dei suoi genitori e in particolare della sua mamma che faceva la bidella. E’ raro che la padrona di casa di Verissimo parli della sua famiglia. Ecco che cosa ha detto:
Silvia Toffanin da tanto tempo è la signora del sabato pomeriggio di Canale 5, con Verissimo. La 40enne, nonostante faccia numerose interviste ai personaggi dello spettacolo, non ama particolarmente trovarsi dall’altra parte, a rispondere a domande che riguardano la sua vita privata.
Tuttavia tempo fa, si è concessa una lunga chiacchierata con il magazine femminile Grazia. La compagna di Pier Silvio Berlusconi si è lasciata andare un pò più del solito raccontando i tempi di quando era piccola e di quando incontrò il padre dei suoi due figli.
Come è chiaro a molti, Silvia Toffanin non si è mai espressa sui suoi genitori, che per molto tempo l’hanno seguita. Intanto la bella veneta ha fatto sapere che sua madre era una bidella e il padre operaio.
La bella ex letterina di Passaparola è crescita a Cartigliano, un piccolo comune in provincia di Vicenza, vicino a Bassano del Grappa, con sua sorella minore Daiana e i genitori. Non tutti sanno che il bilinguismo della Toffanin è dovuto alle origini della madre, nata a Sidney, in Australia.
Sui tempi trascorsi in provincia, la compagna del figlio di Silvio Berlusconi ha raccontato: “I miei genitori lavoravano e io passavo molto tempo coi nonni. Il nonno mi raccontava i pettegolezzi del posto. Mi coinvolgevano nelle loro attività: Rosario, processione durante il mese della Madonna. Briscola, Settebello. Giocavamo spesso a carte, vincevo“.
Erano tempi diversi, in cui Silvia Toffanin era un’adolescente come tante altre. Proprio sulla vita sentimentale, sul fidanzatino di quel periodo, la conduttrice di Verissimo ha specificato come fosse impossibile averne uno, perché suo padre la teneva d’occhio, in quanto molto geloso delle sue figlie:“Direi nessuno, con mio padre geloso. In paese, si usava che i ragazzi, le comitive di amici citofonassero per dire ‘Scendi’, senza esserci messi d’accordo prima. Rispondeva mio padre e ogni volta: ‘Silvia non c’è’. Non mi faceva uscire. Ogni tanto mi permetteva di andare in discoteca, a condizione che mi accompagnasse lui. Mi aspettava chiuso in macchina nel parcheggio. Inutile dirgli di andarsene a casa per tornare a riprendermi. Non si muoveva da lì“.
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