Secondo una nuova ricerca italiana, pare che la Luna possa influenzare non solo le maree liquide ma anche quelle solide, riuscendo così a deformare la crosta terrestre e a influenzare il movimento dei continenti.
La ricerca non si ferma, nemmeno e soprattutto nei periodi di emergenza come questo. Tuttavia, un’ultima scoperta tutta italiana non riguarda uno studio effettuato sul coronavirus – a differenza dell’articolo pubblicato dal radiologo Boraschi sulla polmonite da Covid-19 – ma su quelli che sono i movimenti delle placche terrestri.
Secondo quanto analizzato dal gruppo di ricerca guidato da Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), pare infatti dimostrato che la Luna possa influenzare i mutamenti che avvengono sulla crosta terrestre e i movimenti dei continenti.
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La Luna deforma la crosta terrestre e muove i continenti
L’articolo in questione è stato pubblicato sulla rivista Earth Science Reviews, con il titolo di “Tidal modulation of plate motions” e firmato da Carlo Doglioni (Ingv), Davide Zaccagnino (Università Sapienza di Roma) e Francesco Vespe (Agenzia Spaziale Italiana).
Secondo quanto dimostrato dal gruppo di ricercatori, la Luna (grazie alla sua attrazione gravitazionale) non solo ha una forte influenza sulle maree liquide, ma riesce a deformare anche la crosta terrestre del nostro pianeta, agendo di fatto si quelle che vengono definite le maree solide. E tali maree solide sono in grado di muovere i continenti, dato che svolgono un ruolo attivo sulla tettonica delle placche, dislocando la crosta sia sulla verticale che sulla orizzontale anche per diversi diversi decimetri.
Una teoria, quella che prevedeva come sia la Luna che il Sole potessero contribuire alla dinamica interna della Terra che, nonostante le varie evidenze indirette riscontrate nel corso degli ultimi anni, non era mai stata dimostrata in maniera risolutiva. Tale ricerca, allora, ha dato i suoi ricchi frutti grazie all’analisi dei dati della rete globale del sistema satellitare globale di navigazione (Gnss), che comprende sia il Gps americano che il sistema europeo Galileo. Un sistema che ha permesso dunque di misurare la velocità tra le placche anche tra stazioni a migliaia di chilometri di distanza.
Grazie all’ausilio di questo servizio, a cui contribuisce l’Asi attraverso il suo Centro di Geodesia Spaziale di Matera, è stato possibile accumulare una serie report storici di dati che abbracciano periodi lunghi almeno 20 anni, fondamentali per svolgere questo tipo di analisi.
Per arrivare a una simile dimostrazione, gli studiosi si sono concentrati sull’analisi delle oscillazioni orizzontali del suolo e in particolare su quelle di bassa frequenza. Questo perché le maree solide muovono il suolo sia sulla verticale che sulla orizzontale, e gli effetti periodici si verificano a intervalli di tempo diversi. Alcuni ad alta frequenza (semidiurna, diurna, bisettimanale e mensile), mentre altri per l’appunto a bassa frequenza (semi-annuali, annuali, 8,8 anni, 18,6 anni fino anche ad arrivare a periodi di 26.000 anni).
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Gli esperti si sono focalizzati sulle oscillazioni di bassa frequenza poiché attribuibili esclusivamente alle sollecitazioni delle maree solide, e non ad altri fattori come pressione atmosferica e fluidi nel sottosuolo (a differenza delle oscillazioni ad alta frequenza). Grazie all’analisi è emerso dunque che gli spostamenti delle placche tettoniche, che muovono i continenti, è modulata da una vibrazione che oscilla alle stesse basse frequenze delle maree, provando quindi il legame fra gli spostamenti delle placche tettoniche e le maree solide.