Milano: l’insegnante collegata con il ragazzo in videolezione si è accorta del sopruso e ha chiamato i carabinieri. La donna ha raccontato: i maltrattamenti duravano da tempo.
Coronavirus e smart working a volte hanno i loro lati positivi. Lo dimostra la vicenda di Milano, dove un’aggressione è stata sventata proprio grazie alle videolezioni. E’ quanto accaduto alle 14:30 di lunedì, in via Pichi a Milano. Un’insegnante stava facendo lezione dal figlio della coppia, collegata online, è ha assistito al sopruso. I carabinieri del Nucleo Radiomobile sono stati chiamati dalla professoressa. Segnalazione: lite in famiglia.
L’aggressione sarebbe stata scoperta e sventata proprio grazie alle videolezioni. L’insegnante avrebbe sentito di rumori di sottofondo, riconducibili a una violenta lite. Poi le urla della donna. E subito è scattato l’allarme: ha chiamato il 112 fornendo l’indirizzo di casa dello studente. Così, l’arrivo tempestivo dei carabinieri è stato salvifico. La donna era stata colpita in volto dal marito, 48 anni, egiziano. Lei, 40 anni, marocchina, non si trovava al primo episodio di violenza. La vittima avrebbe infatti riferito che la situazione andava avanti da un po’. Era anzi antecedente all’emergenza coronavirus e alla quarantena forzata. Lo dimostra un dato: la donna aveva già sporto denuncia a inizio febbraio. I dati a disposizione sono bastati per procedere a un arresto per maltrattamenti in famiglia. L’uomo è stato condotto nel carcere di San Vittore.
Si tratta, dunque, di violenze antecedenti alla quarantena. Ma che si iscrivono in un quadro molto preoccupante. Una rilevazione fatta dai centri antiviolenza D.i.Re. risalente al 14 aprile mostra: rispetto allo stesso periodo dello scorso anno le richieste di aiuto sono aumentate del 74,5 per cento. Secondo la rete dei centri antiviolenza è un “un incremento significativo delle richieste di supporto da parte di donne che erano già seguite dai nostri centri, costrette a trascorrere in casa con il maltrattante il periodo di quarantena per l’emergenza coronavirus”. Ma un altro dato allarma molto: il calo dei contatti con donne che non si erano mai rivolte alla rete prima. Il dato confermerebbe la difficoltà delle vittime di violenza a chiedere aiuto in uno stato di quarantena, che le costringe a essere a strettissimo contatto con il violento.
Stessi dati preoccupanti anche nel resto d’Europa. In Francia le segnalazioni di violenza domestica sono cresciute del 30% dall’inizio del confinamento il 17 marzo. Stessa situazione a Cipro, dove le chiamate all’apposita linea di assistenza hanno avuto un incremento del 30% nella settimana successiva al 9 marzo, quando nel Paese è stato confermato il primo caso di Covid-19. Altissimo anche l’incremento in Belgio: le chiamate alla linea di assistenza sono aumentate del 70%.
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