Giudici sorveglianza su scarcerazioni boss mafiosi: “Ci sentiamo attaccati, basta pressioni”

Sono giorni di grandi scarcerazioni questi (ne è un esempio quella del boss di camorra Zagaria) e di grandi critiche ai giudici di sorveglianza, che ora rispondono: “Sono attacchi ingiustificati”.

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(Foto di Sandy Huffacker, da Getty Images)

I giudici di sorveglianza presentano una lunga nota in cui rispondono alla preoccupazione sulla liberazione di detenuti al 41bis. Rispondono anche alla politica, e all’opinione pubblica, che di molto ha alzato i toni contro tali provvedimenti, e anche contro i magistrati di sorveglianza. Il Guardiasigilli, infatti, sta già lavorando a un provvedimento predisposto proprio per l’occasione. Lo scopo è contenere le scarcerazioni disposte dai magistrati per motivi di salute. Questo richiederà un maggiore coinvolgimento della Direzione nazionale antimafia e delle Direzioni distrettuali. E ancora, la nomina di un ex pm antimafia come Roberto Tartaglia. I giudici di sorveglianza però sottolineano: si tratta di una giurisdizione “esercitata nel pieno rispetto della normativa vigente“.

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Questi continui “attacchi ingiustificati” minerebbero dunque “la serenità che quotidianamente deve assistere i magistrati, in particolare in un momento così drammatico per l’emergenza sanitaria che ha colpito anche il mondo penitenziario, le loro spesso difficili decisioni”. Il coordinamento nazionale dei Magistrati di sorveglianza “respinge con forza la campagna di sistematica delegittimazione, che in alcuni casi si è spinta fino al dileggio, proveniente da più parti, anche da autorevoli esponenti della Magistratura e delle Istituzioni, suscitata dalle scarcerazioni per motivi di salute” di alcuni condannati, al 41 bis. Nino Di Matteo, infatti, pm antimafia e sotto scorta da anni, avrebbe definito queste scarcerazioni di boss mafiosi “un segnale tremendo”.

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(Foto di Sandy Huffacker, da Getty Images)

Nella nota, i giudici di sorveglianza si difendono: “La Magistratura di sorveglianza è stata sempre consapevole della rilevanza degli interessi in gioco e del loro, quando possibile, bilanciamento ed ha sempre operato, nel pieno rispetto delle norme, in particolare dell’art. 27 della Costituzione che impone venga assicurata a qualunque detenuto, anche il più pericoloso, una detenzione mai contraria al senso di umanità, valutando caso per caso previa interlocuzione, come avvenuto in questi casi, con tutte le Autorità coinvolte, che hanno il preciso dovere di rispondere nei tempi e nei modi processualmente congrui e nei contenuti adeguati”. In questo senso, ribadisce la magistratura, è necessario prendere decisioni ponderate, dettate dalla normativa e dai dati a disposizione. “Occorre ribadire la necessità che l’interlocuzione con chi ha responsabilità di prevenzione e cura nei confronti delle persone detenute sia sempre pronta ed efficace e consenta alla Magistratura di sorveglianza di assumere decisioni basate su elementi aggiornati e completi circa diagnosi, prognosi e profilassi necessari per la tutela della salute“. E la segnalazione di casi sanitari critici rientra nelle norme primarie e regolamentari. “Nel contesto della grave emergenza sanitaria da Covid-19 non si può non apprezzare l’iniziativa dell’Amministrazione penitenziaria, in ottemperanza a norme primarie e regolamentari, di segnalare i casi sanitari critici alla Magistratura di sorveglianza che come di regola adotta tutte le sue decisioni in piena autonomia di giudizio”.

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Il Conams ricorda: i magistrati di Sorveglianza “non
sono sottoposti a qualsivoglia pressione e continueranno ad
avere come proprio riferimento null’altro che non sia la
Costituzione e le leggi cui unicamente si sentono sottoposti”.

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