L’ex presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi, ha dichiarato in un’intervista sulla Fase 2 che la politica deve decidere quando e in che modo ripartire.
L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi ha rilasciato un’intervista alla testata Fanpage.it in sulla Fase 2, nella quale parla della ripresa delle attività economiche e del ritorno a una vita normale e ha sollecitato il governo a prendere decisioni chiare ed efficaci. “Il problema è come, quando e in che modo possiamo ritornare alla normalità. Dipendiamo dalle decisioni della sanità e dalla politica. E’ la politica che deve decidere quando far ripartire l’economia. Ma anche nel senso che l’ingranaggio non può mettersi in moto da solo e in fretta. C’è bisogno di un aiuto. E guarda un po’ torna centrale il ruolo del pubblico, così come dopo la grande crisi del 2008, o dopo la seconda guerra mondiale. Torna Keynes, verrebbe da dire“, ha dichiarato Prodi.
Prodi ha anche invitato il governo a investire di più nei settori che sono considerati l’eccellenza italiana per riuscire a lasciarsi alle spalle la crisi economica, senza per forza dover ripensare a una ristrutturazione totale del settore produttivo. “Noi abbiamo la meccanica, abbiamo il lusso, abbiamo il cibo, abbiamo tutte produzioni ad alta qualità e alto prezzo. Dobbiamo difendere e affinare tutto questo. E poi dobbiamo cambiare il modo con cui ci relazioniamo con il mondo, anche se è una pandemia che colpisce tutto il mondo. E quindi, la nostra ripartenza non dipende solo da noi. Non è più tempo di Iri. Oggi sarebbe impossibile. Però dobbiamo avere uno Stato che agisca di più“, ha affermato l’ex presidente del Consiglio. Prodi ha indicato come modello di riferimento la Francia, lontana dalla concezione dell’ente pubblico italiano, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale (Iri), utilizzato dal nostro Stato dopo la fine della seconda guerra mondiale come fulcro dell’intervento pubblico nell’economia italiana. “A noi basta pensare alla Francia che non concepisce l’Iri, ma settore per settore ha una presenza di quote dello Stato in modo specializzato, in modo strategicamente raffinato“, ha suggerito Romano Prodi.
Infine il politico ed economista romagnolo ha parlato della scuola e ha commentato la decisione presa dal governo di non riaprire fino a settembre. “Perché non si è provata nemmeno qualche piccola sperimentazione? La scuola dell’obbligo è l’unico ascensore sociale che abbiamo per il nostro futuro. Soprattutto al Sud e nelle zone dove non ci sono contagi e dove non solo gli studenti, ma anche maestri e professori sono radicati nel territorio, è proprio così necessario tenerle chiuse?“, si è domandato Prodi.
L’ex presidente del Consiglio ha, poi, concluso la sua intervista spiegando che “da soli il nostro debito non è sostenibile: qualsiasi previsione che leggo va oltre il 150%, e arriva anche al 160% nel rapporto debito Pil. A quei livelli, da soli, è molto difficile. Invece in un gioco più ampio, coi tassi d’interesse bassi, lo sarebbe eccome“; e riguardo alle misure europee in fase di negoziazione ha aggiunto: “l’Europa ha fatto passi nella direzione giusta, ma non sono ancora sufficienti“.
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