Il commissario per l’emergenza Coronavirus parla anche del costo delle mascherine. “Abbiamo fissato un prezzo massimo di vendita, non di acquisto”, dichiara Arcuri.
Domenico Arcuri prova a rassicurare tutti sulla gestione dell’emergenza Coronavirus nel nostro Paese. Il commissario scelto dal Consiglio dei Ministri e dalla Protezione Civile ha fatto capire che l’equipaggiamento a disposizione è ora sufficiente. Anche perchè, al di là della nuova e costante fornitura di mascherine, anche i posti letto negli ospedali e nelle terapie intensive è diventato sufficiente. Per questo motivo, Arcuri sostiene che le voci relative a una possibile richiesta di ben 150mila posti letti – sostenuta dal ministro Di Maio in base a un documento dell’Iss – è a dir poco esagerata.
“Siamo attrezzati a reggere picchi anche superiori a quelli della prima fase dell’emergenza – esordisce Arcuri – . L’apocalisse non la regge nessuno, ma siamo tutti convinti che non ci sarà. Abbiamo ora circa 1.980 posti occupati in terapia intensiva su una disponibilità di 9 mila, abbiamo distribuito 4.200 ventilatori e potremmo raddoppiare il numero in pochi giorni, ma non solo per ora non servono, ma non sappiamo dove saranno gli eventuali maggiori focolai”. Dunque, secondo il commissario per l’emergenza Coronavirus, l’Italia può guardare con ottimismo e fiducia all’inizio della tanto attesa Fase 2.
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Una Fase 2 che va affrontata, almeno per le prime due settimane, continuando a indossare i guanti e soprattutto le mascherine. Proprio sulle mascherine c’è stato l’annuncio, da parte di Conte, di un costo fisso ed esente da Iva. Anche Arcuri sottolinea questo passaggio, necessario per abbassare le spese da parte degli italiani ma per nulla ostile alla produzione nazionale. “Per le mascherine abbiamo fissato un prezzo massimo di vendita, non di acquisto. Rassicuro che l’obiettivo di calmierare il prezzo non è ostile all’obiettivo di attrezzare una filiera italiana e sostituire con essa prodotti che siamo costretti a importare”.
“Durante i primi giorni della crisi il prezzo delle mascherine, di 8 centesimi prima dell’emergenza, era arrivato almeno a 5 euro”, ha svelato Arcuri. E non mancano gli attacchi di fronte alle reazioni, dopo la notizia del costo fissato a 50 centesimi al pezzo: “Ci sono gli strepiti dei pochi danneggiati e io silenzio dei tanti cittadini avvantaggiati, ma che non hanno voce mediatica al contrario dei primi. Il costo di produzione della mascherina è di 5 centesimi secondo le nostre analisi, capite qual era lo spazio di profitto, bisognava limitarlo, tanto più che le aziende non erano tutte italiane. Le aziende ora ce le danno a 38 centesimi”.