Coronavirus, Vittorio Colao, capo della task foce per la fase 2, sottolinea: “È una base per poter fare una riapertura progressiva e completa. Sarà un test importante. Dipenderà dai buoni comportamenti. Un’apertura a ondate permette di verificare la robustezza del sistema”.
Vittorio Colao, capo della task force per la fase 2 dell’emergenza coronavirus, in un’intervista al Corriere fa il punto sulle misure adottate dal governo. Innanzitutto un elemento: dal 4 maggio tornano a lavoro altri 4 milioni e mezzo di italiani. E’ un dato, sottolinea Colao, che sembra sfuggito ai molti che criticano la manovra perché troppo timida, una sorta di fase 1 con qualche piccola libertà in più. A questo punti, degli altri lavoratori tagliati fuori, Colao dice: “Ne rimangono due milioni e 700 mila, più la pubblica amministrazione. È una base per poter fare una riapertura progressiva e completa. Sarà un test importante. Dipenderà dai buoni comportamenti. Un’apertura a ondate permette di verificare la robustezza del sistema”.
Dall’altro lato, però, molte sono le critiche, ma in senso opposto. Diversi virologi, esperti ed esponenti politici hanno sottolineato come in realtà sia troppo presto per una riapertura. La Germania che ha già riaperto si trova di fronte a un aumento dei contagi, la Francia pensa di rinviare la riapertura delle scuole. A tal proposito Colao: “Abbiamo raccomandato tre precondizioni che vanno monitorate. La prima: il controllo giornaliero dell’andamento dell’epidemia. La seconda: la tenuta del sistema ospedaliero, non solo le terapie intensive, anche i posti-letto Covid. La terza: la disponibilità di mascherine, gel e altri materiali di protezione. A queste condizioni si può riaprire”. Questi, dunque, i punti critici da tenere sotto controllo per riaprire in maniera responsabile.
Per farlo, ovviamente, Colao sottolinea: servono tempestività e coordinazione. Non possono essere micromisure locali adottate in maniera discrezionale. Ma, proprio a proposito di enti locali e regioni, Colao risponde anche a un altro punto: perché non differenziare le regole a seconda del contagio da coronavirus nelle regioni? “Io ho mezza famiglia a Catanzaro e mezza a Brescia. I numeri dell’epidemia sono molto distanti; nel lungo termine non li si può gestire allo stesso modo. Dovremo rispondere diversamente, per non penalizzare le zone che hanno meno casi. L’importante è che l’Italia si doti di un sistema per condividere le informazioni. La trasparenza sarà fondamentale”. Insomma, grande sistema di monitoraggio locale, riapertura scaglionata, ma per raggiungere questo obiettivo è necessario lavorare di concerto con il governo centrale.
E a proposito di monitoraggio, Colao sottolinea come molte imprese si stiano già attrezzando per inserire i test nelle procedure di sicurezza interne. E poi l’app di tracciamento dei casi. Ma “Potrà servire se arriva in fretta, e se la scarica la grande maggioranza degli italiani. È importante lanciarla entro la fine di maggio; se quest’estate l’avremo tutti o quasi, bene; altrimenti servirà a poco”. L’app sarà gestita da Apple-Google e non da un sistema centralizzato, questo dovrebbe garantire il rispetto della privacy da parte dello stato. L’individuo avrà i contatti solo all’interno del proprio telefonino. Se l’individuo dovesse risultare positivo, dovrà inserire un codice, che rilascia una serie di codici alle persone con cui è entrato in contatto. Ma si tratta di una procedura totalmente anonima e autonoma. E a proposito dell’adozione volontaria dell’app da parte degli italiani: “Se gli verrà spiegato bene, lo faranno. Se vivessi in un piccolo paese e fossi contagiato, avviserei chi mi è stato vicino di stare attento. L’App lo fa in automatico e anonimamente. Non vedo perché gli italiani dovrebbero rinunciare a informazioni che non limitano ma rafforzano la loro libertà”.
Riguardo alla crisi economica, Colao rassicura: l’economia ripartirà, ma bisogna aiutare le imprese sul fronte liquidità, ammodernare le strutture produttive e distributive. Necessari, inoltre, meno gravami amministrativi o complicazioni, e il momento per farlo è adesso. Necessario, secondo Colao, un
intervento dello Stato, la Cassa Depositi e Prestiti può essere
lo strumento giusto. Ma la repressione globale è tutta appesa a una variabile: la scoperta del vaccino. Di fronte a questo rischio, in attesa della soluzione definitiva, l’unica soluzione è la collaborazione. “È il momento di collaborare, tutti: andando in ufficio in bicicletta, spalmando gli orari di ingresso, continuando con lo smart-working”. E a proposito di collaborazione, sottolinea: nessuna intenzione di fare politica, tanto meno di prendere il posto di Conte. E’ semplice collaborazione. “Non ho nessuna intenzione di fare politica. Mi è stato chiesto di aiutare a gestire una fase complicata, con un gruppo di persone esperte di diverse materie”.
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