Germano Celant è morto oggi all’età di 80 anni, al San Raffaele di Milano, per complicanze legate al contagio da Coronavirus.
Era il padre dell’“Arte Povera” ed è morto oggi al San Raffaele di Milano a causa di complicazioni legate alla contagio da Covid-19. La pandemia ha colpito l’arte portandosi via uno dei suoi massimi esponenti. “Il mondo della cultura e della creatività oggi piange la scomparsa di un altro suo grande esponente”, ha commentato il ministro della Cultura Dario Franceschini esprimendo il suo cordoglio. “Germano Celant, cui si deve una delle avanguardie creative italiane più feconde del Novcento, lascia un’Italia impoverita del suo genio e del suo talento“. È stato un teorico, un talent scout, un curatore tra i pochi in grado di diffondere il Made in Italy nel mondo. Fondamentale in questo senso è stata la mostra Italian Metamorphosis al Guggenheim, nel 1994, ma sarebbe riduttivo dire che la sua arte fosse solo in mostra. Autore di oltre 50 pubblicazioni, tra i quali importanti scritti teorici come Conceptual Art, Arte Povera, Land Art del 1970.
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Vestito sempre di nero, appassionato di biliardo, rifiutava di essere considerato l’inventore dell’Arte Povera. Ed era un paradosso: “Non ho inventato niente”, diceva. Era direttore artistico della Fondazione Vedova a Venezia e dal 2015 aveva assunto la direzione artistica della Fondazione Prada a Milano. Era ricoverato da 2 mesi in terapia intensiva al San Raffaele di Milano dopo aver contratto il coronavirus.