Commercianti e titolari di attività a Padova annunciano per questa sera alle 21 un flash mob. “Accenderemo le luci dei nostri locali per ricordare che esistiamo anche noi e che vogliamo essere considerati”
I commercianti di Padova si mobilitano e annunciano il flash mob di protesta per questa sera a partire dalle 21 nei locali della città. Un segnale di insofferenza per chiedere aiuto. Lo ha ribadito Patrizia Michielotto, portavoce del coordinamento solidale # Padova Non Si Ferma, attiva oggi insieme agli altri imprenditori euganei che hanno aderito all’iniziativa. Il gruppo riunisce oltre 100 fra ristoratori, baristi, pasticceri e panettieri, che in queste settimane hanno distribuito oltre 6 mila pasti gratuiti a categorie in difficoltà come operatori sanitari e anziani: “Ora però anche noi abbiamo bisogno di aiuto – afferma Patrizia -. Nessuno chiede aiuti diversi dal poter riaprire in sicurezza come tante altre attività: abbiamo bisogno esclusivamente di lavorare, non chiediamo aiuti in denaro ma trovo giusto che anche lo Stato non chieda nulla a noi come pressione fiscale. La maggior parte dei miei clienti mi ha scritto che non vede l’ora di tornare nel nostro ristorante. Ora mi auguro che i protocolli si possano mettere in atto, perché non posso immaginare un tavolo con le barriere in plexiglass”.
Per Carlo Bertolin, titolare di un’altra attività, la situazione “è drammatica, per l’aspetto sia lavorativo che psicologico. Abbiamo anche provato a fare take away e consegne a domicilio, ma per prodotti come cicchetteria e vino è molto difficile”.
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Una giornata di proteste, sempre più marcate, sopratutto tra quegli operatori che sono stati esclusi dalle riaperture annunciate ieri sera dal Governo. A Padova, oltre ai flash mob in arrivo, dei parrucchieri si sono incatenati davanti al loro negozio. A Tolmezzo una quarantina di titolari di bar, locali e ristoranti hanno inscenato un flash mob. Un’unica richiesta: “Riaprire subito”. E cresce, con il passare delle ore, il partito degli scontenti, soprattutto tra chi possiede una attività ed ha esaurito tutte le fiches della pazienza.
Non mancano parole forti all’indirizzo di Conte. “Ha il fegato di dire di aver fatto una manovra economica eccezionale – attacca Agostino Da Villi, titolare assieme al socio Stefano Torresin del locale “La Dolce Vita” – Abbiamo 20 mila euro di spese fisse al mese e il governo ci vuole dare 600 euro?”. I due soci sono furiosi e i loro occhi al di sopra della mascherina mandano scintille. “Abbiamo 4 dipendenti in cassa integrazione – riferisce Torresin – Noi parrucchieri siamo abituati a lavorare secondo le norme di igiene e abbiamo tutto il materiale per riprendere: visiere, camici, guanti, gel igienizzante. Conte vuole farmi credere che un locale di cento metri quadri con due lavoratori e due clienti è meno sicuro di un autobus con 20 persone?”.
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