Una ricerca universitaria italiana lancia l’allarme in vista dell’inizio della Fase 2. Si parla di così tante vittime soprattutto in base all’efficacia dei controlli e al comportamento degli italiani.
Un vero e proprio campanello di allarme, lanciato alla vigilia del via della tanto attesa Fase 2. A lanciarlo è stato un gruppo di ricercatori, che fanno parte di diverse università italiane, i quali hanno messo in piedi un nuovo studio. Secondo la loro ricerca, potrebbero esserci ben 70mila vittime in Italia per via del Coronavirus, entro la fine del 2020. La prima autrice di questo studio è Giulia Giordano, e con lei hanno collaborato ingegneri delle università di Trento, di Udine e del Politecnico di Milano. Con loro hanno lavorato anche i medici del “San Matteo di Pavia”, compreso l’infettivologo che curò il “paziente 1”.
Lo studio condotto dai ricercatori italiani è finito anche nell’ultimo numero della rivista Nature Medicine. E come racconta la Giordano a Repubblica, il boom di vittime durante la Fase 2 potrebbe svilupparsi attraverso tre opzioni diverse. “Con il mantenimento di un lockdown ferreo l’epidemia si esaurirebbe in uno o due mesi. Passando alla fase due senza tamponi e senza controllo dei contatti potremmo arrivare a 70 mila vittime e i contagi resterebbero sostenuti: alla fine dell’anno l’epidemia sarebbe ancora in corso e la conta dei morti continuerebbe nel 2021. Allentando il lockdown, ma mantenendo l’attenzione estremamente alta sui nuovi focolai, con test fatti rapidamente ed estensivamente, l’epidemia resterebbe più o meno ai livelli di contrazione attuale, con un tasso di replicazione di 0,77, leggermente superiore a quello di oggi, e si concluderebbe entro l’anno con un numero totale di vittime fra 30 e 35 mila”.
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Sono stati i medici del “San Matteo” di Pavia a realizzare i modelli sui quali si basa lo studio. “Loro ci hanno aiutato a tracciarne le caratteristiche con i numeri dei contagi del primo mese, abbiamo creato un modello che è in grado di riprodurre i dati e anticipare anche l’andamento dell’epidemia nel futuro. Modificando alcuni parametri, come appunto la rigidità del distanziamento sociale, siamo in grado di vedere come reagiranno le curve”. Dunque, secondo la Giordano e gli altri collaboratori di questo studio, la Fase 2 va presa estremamente con le pinze. D’altronde ne va della salute degli italiani.
“Solo un tracciamento aggressivo ci permetterà di allentare il lockdown senza conseguenze gravi”, prosegue la prima autrice dello studio. E proprio lei si sofferma sull’importanza dei tamponi per far sì che la Fase 2 possa essere gestita nel migliore dei modi. “Bisogna mettere in atto tutte le misure che permettono di identificare precocemente i positivi e interrompere le catene di contagio, oltre a un rispetto ferreo delle regole d’igiene e della distanza fra le persone. Non distinguiamo fra app o altri metodi. Ma confidiamo che lo strumento principale resterà il tampone, da fare il prima possibile – conclude la Giordano – a tutti i sospetti contagiati e ai loro contatti”.