Ercolano, parrucchieri protestano: chiedono apertura anticipata saloni

Ercolano, parrucchieri protestano: chiedono apertura anticipata saloni. Durante l’incontro col sindaco gli consegnano simbolicamente le chiavi delle loro attività 

Ercolano, parrucchieri protestano: chiedono apertura anticipata saloni
Ercolano, parrucchieri protestano: chiedono apertura anticipata saloni (GettyImages)

Un gruppo di parrucchieri di Ercolano (Napoli) si è recato in Comune per consegnare al sindaco le chiavi delle proprie attività. Si tratta di un atto di protesta per il protrarsi della chiusura imposta dai decreti del Governo (si parla di riapertura il 1 giugno). Tra le richieste dei parrucchieri, l’apertura anticipata dei saloni, il contrasto all’abusivismo e la richiesta di contributi comunali per supportare le attività commerciali. I parrucchieri, tra l’altro, sono preoccupati per i danni che la chiusura sta creando al settore e per questo sollecitano al più presto la riapertura.

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Il sindaco Ciro Buonajuto si dice dalla parte dei parrucchieri:”Dopo oltre due mesi di chiusura, imporre a queste attività di riprendere a lavorare tra più di un mese è ingiusto e insostenibile per delle imprese spesso monofamiliari che hanno nei loro negozi l’unica fonte di reddito“. Buonajuto si dice inoltre pronto a rappresentarli poiché in Campania c’è un basso numero di contagi rispetto ad altre regioni ragion per cui a suo avviso andrebbero riviste “modalità e tempistiche per la riapertura di queste attività. Si possono e si devono considerare tutte le possibilità per consentire ai saloni di riaprire, seppur rispettando rigide misure di sicurezza tese al contenimento del contagio“. 

Tra l’altro questa situazione, secondo il primo cittadino consente l’avanzare dell’abusivismo, con “centinaia di abusivi che, nonostante l’opera di contrasto delle Forze dell’Ordine, continuano a girare per le case creando un danno all’economia legale e, soprattutto, un enorme rischio di carattere sanitario“. Buonajuto conclude dicendo che presto scriverà al Governo e alla Regione per chiedere la riapertura delle suddette attività secondo le norme di sicurezza sanitaria.

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