Coronavirus, Crisanti: “Una follia riaprire tutte le regioni insieme”

Il direttore del laboratorio di Microbiologia del Policlinico propone alcune regioni come “campione” per eventuali nuovi focolai. “Non è cambiato praticamente rispetto a quando il Coronavirus ci ha costretti al lockdown”.

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Andrea Crisanti esprime un parere a dir poco negativo di fronte alla cosiddetta Fase 2 dell’emergenza Coronavirus in Italia. Il docente ordinario dell’università di Padova, nonchè direttore del laboratorio di Microbiologia del Policlinico, ha detto la sua ai microfoni de Il Giornale. Secondo il noto professore, uno dei primi a segnalare i rischi legati al contagio da Covid-19, è ancora presto per riaprire tutto in maniera organica. In particolare, secondo Crisanti è necessario far sì che il Coronavirus sparisca in maniera definitiva su scala nazionale, prima di dare il via a una vera Fase 2 più corposa e omogenea tra i settori.

“L’8 marzo quando è stato deciso il lockdown avevamo registrato 1.797 contagi in più in un giorno – dichiara Crisanti – . Ora siamo ancora sopra i 2mila nuovi casi in 24 ore. Non capisco che cosa ci sia di diverso oggi rispetto al giorno in cui abbiamo deciso di chiudere tutto. Non ci sono dubbi: con la riapertura il rischio è elevatissimo. Gli italiani hanno fatto enormi sacrifici che al momento hanno evitato che ci fossero ancora più vittime ma se si riprende così, nel disordine quei sacrifici saranno vanificati e dovremo ricominciare da capo”.

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Secondo Crisanti, c’è un modo per consentire la riapertura: “Si potrebbe riaprire già domani ma in modo ragionato ovvero non tutti insieme e soprattutto non nelle regioni dove i contagi sono ancora moltissimi e la percentuale di crescita è sostenuta. Io aprirei soltanto in 2 al massimo 3 regioni con diffusione bassa del virus. Per esempio in Sardegna che è isolata poi in un’altra regione al sud sempre con un numero basso di contagiati. Poi necessariamente in una regione del Nord per studiare che cosa succede anche nel caso di un’area ad alta industrializzazione. Io sceglierei il Veneto perché ha queste caratteristiche e qui il contenimento del virus ha funzionato meglio rispetto alla Lombardia o al Piemonte. Si riapra a scaglioni e per una settimana studiamo che cosa succede nelle aree prescelte”.

“Se dovessero esplodere nuovi focolai – prosegue il docente – saremmo in grado di circoscriverli concentrando lì tutta la potenza per l’identificazione, l’ isolamento e il tracciamento dei positivi e dei loro contatti. Tutto quello che abbiamo imparato in queste settimane. E avremmo un modello per capire meglio il comportamento del virus”. Crisanti si esprime in termini negativi anche in merito ai test sierologici: “Non servono a nulla. Come ha ribadito anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità non esiste la possibilità di assegnare patenti di immunità. Non sappiamo se sia possibile ammalarsi di nuovo, non sappiamo per quanto tempo un positivo resta contagioso. I test sierologici hanno un valore statistico ma anche in Fase 2 servono i tamponi”.

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Per quanto riguarda l’utilizzo di mascherine e guanti, i primi rimedi per bloccare la diffusione del Coronavirus, Crisanti si esprime in termini positivi: “In quanti sanno come usare questi dispositivi? Anche il rispetto del distanziamento sarà problematico. Meglio avere più cautela adesso per evitare ricadute. Per le cure mi sembrano promettenti i trattamenti con il plasma dei guariti – conclude Crisanti – che stiamo cominciando ad usare anche qui”.

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