Coronavirus, Bergamo: urne dei morti rientrano a casa ma il conto è salato

Coronavirus, a Bergamo urne dei morti rientrano a casa ma il conto è salato. E intanto su Facebook i parenti delle vittime si oppongono

(Photo by Emanuele Cremaschi/Getty Images)

Dopo la lunga serie di morti provocata dal terribile morbo da Coronavirus, le urne dei morti bergamaschi rientrano a casa trasportate dai mezzi militari ma con una fattura il cui conto è salato. Nello specifico, i familiari delle vittime di Coronavirus cremate, dovranno sborsare dei soldi per pagare il suddetto servizio. Molti i parenti delle persone deceduti che hanno fatto sentire la loro voce contattando gruppi Facebook. Tra questi, c’è “Noi denunceremo“, in cui molti chiedono alle amministrazioni di trovare una soluzione perché sono in parecchi a non avere più un lavoro e ad aver tumulato più di un familiare.

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Purtroppo la Lombardia non riusciva ad affrontare l’emergenza a causa dell’elevato numero di decessi e le foto con le salme trasportate dai camion militari sono note in tutto il mondo. Anche in Comuni quali Novara, Padova, Bologna ecc. i morti sono stati trasportati con i suddetti camion e cremati. Le autorità bergamasche fanno sapere che tuttavia “Ogni struttura ha applicato prezzi diversi, in alcuni casi scontati e agevolati. Qualora i trasferimenti siano avvenuti tramite mezzi militari e delle forze dell’ordine, non possono essere conteggiati costi a carico delle famiglie dei defunti”.

(Photo by Piero Cruciatti / AFP) (Photo by PIERO CRUCIATTI/AFP via Getty Images)

In questo contesto, il gruppo Facebook “Noi denunceremo” non le manda a dire:”In piena emergenza, a comunicazione del decesso per Covid-19 da parte dell’ospedale, i parenti, spesso in quarantena e impossibilitati a prendere accordi per la benedizione religiosa e per una cerimonia ristretta, hanno scelto la cremazione, pensando che avvenisse nel forno crematorio di Bergamo“. Molti, infatti, sono venuti a sapere dagli organi di informazione solo dopo che sarebbero stati trasferiti al di fuori della Regione. Fanno inoltre notare che c’è “disparità di trattamento” tra i costi, per esempio, tra Bologna e Ferrara: “Lì c’è una differenza pari al 100%“.

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