Coronavirus, Irene Pivetti: società indagata per frode nel commercio di mascherine

Una società amministrata da Irene Pivetti è indagata per frode a causa del commercio di mascherine usate contro il coronavirus.

Coronavirus, Pivetti: società indagata per commercio di mascherine – meteoweek

Dramma in corso per Irene Pivetti: una delle società da lei amministrata è coinvolta  in un’indagine per frode relativa al commercio di mascherine per proteggersi dal coronavirus. Si tratta di violazione dell’articolo 515 del codice penale per frode nell’esercizio del commercio l’ipotesi di reato su cui indaga la Procura di Savona nell’ambito delle migliaia e migliaia di mascherine Ffp2 in arrivo dalla Cina e sequestrate dalla guardia di finanza al terminal 2 dell’aeroporto di Malpensa, dove sono ora custodite. La notizia è il frutto di un’indagine portata avanti dai giornalisti del quotidiano La Repubblica.

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L’indagine è partita da una Farmacia di Savona – meteore

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L’indagine è partita da una farmacia di Savona ed è andata a ritroso nella catena fino ad arrivare alla società della Pivetti che distribuisce queste mascherine in Italia. La Only logistics Italia srl, di cui è amministratrice unica l’ex presidente della Camera, nel 1994, Irene Pivetti è nel mirino delle indagini. La Procura di Savona guidata dal procuratore Ubaldo Pelosi sta continuando ad indagare e ad andare a ritroso nella filiera per risalire al produttore e ai primi distributori. La Pivetti comunque ha cercato di difendersi sostenendo:”Il contratto con la mia società era stato firmato con la Protezione civile: le regole erano quelle, poi sono cambiate. Io ho rispettato tutto, e quell’operazione era pure in leggera perdita per me“. L’intesa stipulata tra la Only logistics Italia srl e la Protezione civile prevedeva che la società di Pivetti potesse vendere autonomamente a privati quelle mascherine, che però poi sono state rivendute a prezzi gonfiati facendo partire l’inchiesta. “La mia società ha iniziato a importare questa partita sulla base della legislazione prevista dal decreto legge del 2 marzo, che poi è stata recepita in senso assai restrittivo nel Cura Italia — ha concluso l’ex presidente della Camera — Noi abbiamo rispettato quanto previsto dal contratto con la Protezione civile, soltanto che poi le regole sono cambiate in corsa, affidando all’Inail la competenza di certificare i dispositivi di protezione. Abusivamente si pensa che una persona che venti anni fa ha fatto politica non possa fare l’imprenditrice: sono stata colpita per il mio cognome, mi fossi chiamata Rossi non sarebbe successo nulla. Ma nel mio lavoro ho profuso anni di impegno e sacrifici“.

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