Coronavirus, Ecuador: ospedali al collasso, cadaveri stipati nei bagni

Coronavirus, in Ecuador situazione ai limiti: ospedali al collasso, cadaveri stipati nei bagni in attesa del trasferimento in obitorio.

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Guayaquil, Ecuador: al di fuori dell’ospedale Abel Gilbert Ponton (foto di Jose Sanchez Lindao, da Getty Images)

Degenera la situazione coronavirus in Ecuador, soprattutto se paragonata alla resistenza del sistema sanitario latinoamericano. In un ospedale di Guayaquil, in Ecuador, gli ospedali sono ormai al culmine della capienza, e anche gli obitori. Tant’è che si è optato per una soluzione al limite del reale: i cadaveri delle vittime da coronavirus vengono stipati nei bagni. Vengono portate lì dagli infermieri. Il personale dell’obitorio ha ormai raggiunto il livello di saturazione. E’ quanto raccontato da un infermiere che testimonia il collasso del sistema sanitario di uno dei più importanti focolai in America Latina. La città portuale sulla costa del Pacifico sta conoscendo quello che l’infermiere definisce “un incubo”.

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Si tratta di un’esperienza “traumatica” che ha travolto la sua vita privata e professionale. Già all’inizio l’emergenza ha comportato un incremento esponenziale del carico lavorativo sui dipendenti del sistema sanitario. Ogni infermiere è passato dalla gestione di 15 pazienti, alla gestione di 30. Orari di lavoro a dir poco proibitivi: servizio attivo h24. “C’erano così tante persone in arrivo, abbiamo prestato le prime cure ma molti sono morti subito. Abbiamo 65 unità di terapia intensiva occupate da pazienti con Covid”. Ma tutto questo non basta. Non basta perché le persone vengono abbandonate a se stesse in ospedale, perché il poco personale non ce la fa e perché le cure non sono adeguate.

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“Le persone sono sole, tristi. I farmaci causano disturbi gastrointestinali. Si sentono male e pensano che non si riprenderanno, e vedono la persona della stanza accanto che sta soffocando per urlare per l’ossigeno“. E infatti la situazione degenera. I decessi sono aumentati nella notte: “Il personale dell’obitorio non era più sufficiente e diverse volte abbiamo dovuto trasportare i corpi e ammucchiarli nel gabinetto. Solo quando i cadaveri sono diventati sei, sette sono stati ritirati” ha aggiunto l’uomo.

I dati in Ecuador e America Latina

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(Foto di Jose Sanchez Lindao, da Getty Images)

I numeri di contagi e morti da coronavirus, in Ecuador, sono alti, e nonostante tutto rappresentano parte della tragedia. Il Paese sarebbe il secondo Stato colpito dal coronavirus in tutta l’America Latina, dopo il Brasile. L’Ecuador registra circa 23.000 casi di Covid-19, e 600 morti dal 29 febbraio, la maggior parte a Guayaquil, paese dell’ospedale in questione. Ma, ricordiamo, moltissimi sono i morti senza tampone e senza ospedalizzazione. Nella prima quindicina di aprile, i decessi sono triplicati dalla media mensile a 6.700 nella provincia di Guayas e nella sua capitale. E’ una cifra che include decessi e casi sospetti del nuovo coronavirus, nonché altre malattie. Una parzialità, quella dei dati ufficiali, ammessa anche dal presidente Lenin Moreno, che ha affermato: “i registri riflettono solo una parte” della realtà.

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Intanto l’America Latina registra un nuovo balzo in avanti della pandemia di coronavirus. I contagi sono passati in poco più di 48 ore da 121.087 a 150.224, e i morti da 6.116 a 7.420. Il Paese più colpito resta il Brasile, con poco più di un terzo dei contagiati (52.995) e la metà dei deceduti (3.670). Giorni fa anche smottamenti all’interno del governo. Dopo una fase di tensione nella gestione dell’emergenza, il presidente Jair Bolsonaro ha esonerato il ministro della Sanità, Luiz Henrique Mandetta, sostituendolo con l’oncologo Nelson Teich.

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Intanto la situazione economica in America Latina allarma almeno quanto quella sanitaria. Secondo la Commissione economica delle Nazioni Unite per l’America Latina ed i Caraibi il crollo economico è quasi inevitabile. Si stima per il 2020 una flessione del 5,3% del Pil in tutta l’area a causa della pandemia. E’ uno dei dati peggiori della storia per il Sudamerica, supera anche la grande depressione degli anni 30.

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