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Cronaca

Coronavirus, fase 2: pronta manovra economica da 150 miliardi

Coronavirus, a breve la manovra economica per gestire la crisi scaturita dal lockdown, che ha prodotto un calo del Pil di altri 2,3 punti. Si parla di investimenti per 150 miliardi. Il governo studia anche le modifiche al codice degli appalti.

(Foto di Vittorio Zunnino Celotto, da Getty Images)

Il Documento di economia e finanza e la relazione al Parlamento lasciano trasparire prospettive tragiche sul futuro economico dell’Italia: per affrontarle, pronti 150 miliardi di euro. L’approvazione del decreto è prevista per il 29 o 30 aprile. Alla portata del provvedimento da 150 miliardi si aggiungeranno altri 100 miliardi per il rifinanziamento della Cassa depositi e prestiti. E ancora, previste anche le garanzie necessarie alle banche per salvare le imprese.

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Si tratta di un investimento forte, che probabilmente graverà sull’Italia a lungo: il rientro del debito avverrà nel corso del prossimo decennio. Gli effetti sono già tangibili, e uno sguardo ai numeri non rassicura. Due mesi di lockdown produrranno sull’economia italiana un crollo del Pil di 8 punti percentuali. Il peggior crollo conosciuto dall’Italia dal Dopoguerra. Ma i primi effetti sono già chiari. Quest’anno si assisterà di un calo dei consumi del 7,2%. I redditi crolleranno del 5,7% e gli investimenti del 12,3%. L’aumento del debito sarebbe dunque un male necessario, e a ben guardare il minore. Questo sul breve termine. Ma è necessario agire in fretta. E’ quanto confermato anche dalle agenzie di rating. Sia Moody’s che Standard and Poor’s confermano il giudizio sull’Italia. Per Moody’s i titoli italiani sono già ad un gradino dal giudizio junk (spazzatura). Per Standard and Poor’s all’Italia mancano due gradini. A questo punto è necessario evitare speculazioni sui mercati. La Bce è già corsa ai ripari: accetta a garanzia dei suoi prestiti anche quel tipo di titoli.

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(Foto di Carl Hermann, da Getty Images)

Difficile, dunque, con una situazione del genere, pensare con lungimiranza al lungo termine. Basti pensare che il Def ferma l’orizzonte progettuale a Natale. Di solito spinge lo sguardo verso i 3 anni successivi. La speranza è una: evitare un ritorno dei contagi con il prossimo autunno. Ma il Def ha vagliato anche questa ipotesi. Se in autunno ci fosse un nuovo lockdown, la ricchezza perderebbe altri 2,3 punti. Se, addirittura, il contagio tornasse alle dimensioni attuali, il prezzo schizzerebbe al 2,7 punti e 2,4 nel 2021. In sostanza, con altri due mesi di blocco il Pil crollerebbe in un solo anno di oltre 10 punti. L’Italia, nel Dopoguerra del 1945, arrivò a -9%.

Intanto, ieri al Tesoro di nuovo tensioni fra il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri e la sua vice dei Cinque Stelle Laura Castelli. Il congelamento sine die del patto di stabilità europeo concede lo spazio per eliminare una volta per tutte l’eredità degli aumenti Iva delle cosiddette clausole di salvaguardia. Si tratta di clausole che più volte hanno bloccato manovre in deficit o riduzione delle tasse. Grazie a questa decisione – scrive il Def – la pressione fiscale nel 2021 scenderà dall’attuale 41,8 per cento al 41,4.

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E proprio oggi l’ex presidente della Commissione economia del Parlamento europeo incita alla prudenza, anche in vista della trattativa sui Recovery bond. E Standard and Poor’s avverte: nel post emergenza l’Italia deve percorrere la via della riduzione del debito. Altrimenti il taglio del rating sarà certo. Per evitarlo, ci vorrebbe almento “un miglioramento delle stime di crescita”. Ecco allora sul tavolo ipotesi ardite: un decreto con drastiche semplificazioni e in deroga al codice degli appalti.

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