Coronavirus, ecco perché a Roma il 35% degli hotel non riaprirà. Lo fa sapere l’Assohotel Roma e Lazio tramite il presidente Gatti
Brutte notizie per gli albergatori di Roma a causa dell’emergenza Coronavirus che si sta avviando verso la fase 2. Da quanto riferisce l’Assohotel Roma e Lazio, sembra che il 35% degli hotel romani non potrà riaprire e proseguire la propria attività. È il presidente dell’hotel Francesco Gatti a spiegare cosa sta succedendo in questo ambito. A quanto pare gli aiuti promessi ci metteranno molto tempo per arrivare ma nel frattempo la situazione è seria. “Sembra non si siano colte le reali condizioni in cui versa il settore turistico e in particolare quello alberghiero romano e nazionale“, spiega Gatti, “Viene confusa l’emergenza economica con una profonda emergenza sociale e socio-economica che vede le strutture alberghiere nonché i propri dipendenti senza ricavi da oltre due mesi e con prospettive di recupero non prima di due anni”.
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Nel frattempo, però, le spese ci sono e vanno affrontate “e spesso si è a un passo dallo sfratto per l’impossibilità di far fronte al canone di locazione. I dipendenti sono in attesa del pagamento della cassa integrazione da parte dell’Inps che non ha ancora provveduto ad inviare neanche l’accettazione delle pratiche“. La situazione degli albergatori romani, segnalata nei palazzi del Comune di Roma dovrebbe arrivare ai vertici di Palazzo Chigi affinché si giunga a una soluzione. Intanto, le tasse come Tasi, Tari, Imu, restano invariate. Il loro pagamento, infatti, è rimandato solo di qualche mese senza tener conto dei bilanci.
La situazione del turismo si conferma tra le più delicate del nostro Paese. Tra l’altro, è il settore che per primo ha subito un blocco, dopo il fermo dei voli da e per la Cina a febbraio. Senza contare le numerose disdette causa virus. L’Assohotel richiede dunque di intervenire su affitti e Imu, e sopprimere accise per un periodo di 3 anni nonché le addizionali luce e gas.