Coronavirus, da ieri ha riaperto il ristorante della Camera dei deputati a causa della chiusura generale di bar e ristoranti. Al momento è l’unico ristorante aperto in Italia.
Da ieri ha riaperto il ristorante della Camera dei deputati, che ora è l’unico ristorante aperto in Italia a causa dell’emergenza coronavirus. Si tratta di un ristorante estremamente esclusivo, nel vero senso del termine: è riservato esclusivamente ai parlamentari. Il parlamento in questi giorni ha continuato la sua attività, seppur ridotta a causa del rispetto delle norme di sicurezza. Audizioni, informative del premier, question time, discussioni in aula. Proprio ieri sera ha avuto luogo la discussione sul voto di fiducia sul decreto Cura Italia. Ma nel frattempo, tutt’intorno è bloccato. Bar e ristoranti sono sigillati da saracinesche abbassate. Fino ad ora, allora, sia Camera che Senato hanno predisposto un cestino (prezzo 5 euro). Questa sorta di pranzo al sacco comprendeva un paio di panini, una bottiglietta d’acqua e un frutto. Il tutto rigidamente sottoposto al termoscanner, alla mascherina obbligatoria per tutti, al distanziamento sociale.
Da oggi però si cambia registro, e i parlamentari abbandonano il pranzo al sacco per tornare al ristorante. Sia il ristorante che la mensa (dei dipendenti) hanno riaperto le porte. A questo si aggiunge anche un selfservice. Le posate sono usa e getta. Anche qui, le norme di contenimento: si entra uno alla volta, i pasti sono già preparati e disposti su un vassoio rivestito di cellophane. Si consuma molto velocemente. Sul pavimento sono state segnate delle posizioni per la distanza interpersonale. Gregorio Fontana la definisce “una mensa di guerra, semplice e austera”. E spiega il perché della riapertura: i deputati non hanno alla Camera una propria stanza e non potevano mangiare in corridoio. “Il Palazzo non può fermarsi, è giusto dare un pasto a chi lavora”. La mensa è operativa nei giorni di seduta, la stampa non è ammessa.
Commenta la riapertura anche Paolo Tranrassini, di Fdi: “Io abito a Roma e posso andare a casa a mangiare, ma capisco gli altri colleghi”. Tranrassini è anche membro di una famiglia di ristoratori, e allora si espone anche a nome del mondo della ristorazione. “Noi saremo gli ultimi a riaprire. Abbiamo bisogno di serenità e risposte chiare: la gente tornerà nei ristoranti quando sa che non c’è rischio di contagio. Noi abbiamo bisogno di clientela, il ristorante della Camera no”. Il leader dei Socialisti, Enzo Maraio, invece, è molto critico: “Da tempo sosteniamo che il Parlamento deve ritornare centrale nelle decisioni assunte per fronte are l’emergenza, ma questo non giustifica la riapertura di un ristorante al suo interno, quando nel resto d’Italia si obbliga a fare il contrario. Ne va della credibilità delle istituzioni e della salute dei parlamentari e dei dipendenti dell’attività”.
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