La Federfarma, la federazione nazionale dei farmacisti, ha diffuso un nuovo appello per far fronte alla speculazione sulle mascherine e ha chiesto prezzi imposti, pena lo stop delle vendite.
La Federfarma, la federazione nazionale che rappresenta le oltre 16.000 farmacie private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, ha inviato un nuovo appello alle autorità competenti per prevedere un intervento immediato volto a fermare la speculazione e a eliminare le difficoltà di distribuzione delle mascherine. La federazione dei farmacisti ha chiesto di poter vendere i dispositivi di protezione individuale “a prezzi imposti e senza inutili adempimenti burocratici“, altrimenti si troverà costretta a proporre alle farmacie di interrompere la vendita delle mascherine. La Federfarma ha, infatti, contestato che i dispositivi sono di difficile reperibilità e vengono vendute a prezzi troppo alti, con la conseguenza di sequestri e multe per “problemi di cui i farmacisti non sono responsabili ma le prime vittime“.
In effetti oggi altri due farmacisti sono morti a causa del Covid-19, portando così il bilancio delle vittime a 13. Si tratta di Angela Casotti, che esercitava in una farmacia di Fidenza, in provincia di Parma, e Mauro Toccaceli, socio titolare di una farmacia di Limbiate, in provincia di Milano. Il presidente della Fofi, la federazione dell’ordine dei farmacisti italiani, Andrea Mandelli, ha dichiarato: “due professionisti stimati e amati dalla collettività per la quale hanno rappresentato un riferimento anche sul piano umano. Non ci sono più parole ormai per descrivere il dolore per queste perdite, che sono anche il riflesso di una situazione critica. Ai farmacisti, malgrado le nostre richieste risalgano al 24 febbraio e gli impegni assunti dalle autorità, non sono ancora stati consegnati i necessari dispositivi di protezione. A questa grave difficoltà si aggiunge il fatto che la reperibilità e il prezzo delle mascherine sono un costante motivo di incomprensione con il pubblico e sono all’origine di frequenti controlli delle autorità“.
La Federfarma ha avanzato diverse proposte dagli inizi di marzo, tra le quali la distribuzione delle mascherine nelle farmacie, provenienti dalla Protezione civile e destinate all’utenza ‘debole’; di poter vendere i dispositivi anche privi del marchio CE, in modo da diminuire i tempi di immissione sul mercato; di ridurre l’Iva dal 22% al 4%, per garantire la vendita a prezzi equi. Il presidente della federazione, Marco Cossolo, ha dichiarato a riguardo: “l’unica cosa concreta che si è potuta constatare sono gli innumerevoli controlli effettuati dalle Autorità preposte, con l’elevazione di pesantissime sanzioni per il mancato rispetto di adempimenti burocratici e, ancor più grave, con il sequestro di dispositivi, per mancanze non imputabili alle farmacie, che non fanno altro che lasciare la popolazione esposta al rischio di contagio. Nessun cenno per spiegare l’alterazione dei prezzi alla fonte di cui le farmacie sono le prime vittime. Non sembra rimanere altra strada che suggerire alle farmacie di astenersi dalla vendita di mascherine e dispositivi di protezione individuale. Il rischio più grande, al di là delle sanzioni inflitte, è quello che un’intera categoria, che si spende ogni giorno per il bene della collettività, venga annoverata odiosamente tra gli speculatori“.
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