Tra i pazienti del Pio Albergo Trivulzio trasferiti negli ospedali, ci sono le vittime sfuggite alle statistiche: le indagini proseguono.
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C’è grande tensione per l’esito delle indagini sul Pio Albergo Trivulzio: oltre 200 solo a Milano dall’inizio dell’epidemia, i deceduti nei reparti dell’istituto; ma adesso si indaga sui degenti che sono stati trasferiti e morti negli ospedali milanesi. Continuano ad arrivare in procura di parenti che hanno visto i loro contagiarsi al Pat, con i classici sintomi del coronavirus ma senza una diagnosi di positività, che poi sono morti. Senza contare l’ansia del momento, delle esigenze dell’oggi: attualmente al Trivulzio si stima un fabbisogno di seicentomila mascherine da qui al 31 dicembre prossimo. Numeri incredibili, che fanno discutere, mentre le indagini per stabilire la verità, proseguono senza sosta. Al momento c’è grande attenzione per i casi di degenti con insufficienza respiratoria morti in ospedale. Sono più di dieci.
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Gli inquirenti stanno raccogliendo le storie delle famiglie e recuperando le cartelle cliniche negli ospedali di destinazione e i referti medici, comprendenti i verbali di dimissioni. C’è grande tensione, ci si chiede come tutto questo sia stato reso possibile. A indagare il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, che lavora all’inchiesta del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dei pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi. Il dato sorprendente è che dei pazienti trasferiti con sintomi da Covid-19 la diagnosi di positività è arrivata solo in ospedale, dove poi il decesso è stato rubricato come causato dal coronavirus. Impossibile un conteggio preciso. Le indagini, comunque proseguono, nonostante gli accertamenti siano resi difficoltosi dal lockdown, dai contagi e dalla situazione precaria del sistema sanitario. Gli investigatori stanno chiedendo ai denuncianti di inviare un file audio con la propria storia, che poi verrà formalizzata in un esposto alla fine dell’emergenza, per permettere alle indagini di partire immediatamente. Intanto dal Pat fanno sapere: «La triste verità è che a fronte della situazione della diffusione del virus all’interno del Pat siamo stati lasciati completamente soli, e senza direttive univoche sul trattamento dell’epidemia».