Se c’è una cosa che l’Olanda non ama è quella di essere definita un “paradiso fiscale”. Nel 2009 il Presidente USA Barack Obama definì i Paesi Bassi come “uno dei paradisi fiscali più famosi al mondo”, tale da assorbire centinai di miliardi di euro di profitti dalle aziendali e impedendo ad altri governi di tassarle correttamente. Le sue parole indignarono l’ambasciatore olandese a Washington, eppure ad oggi l’opinione che in Ue si ha di questo Stato Membro non è molto cambiata.
Quando l’Olanda entra a far parte dell’Europa
L’Olanda è un membro fondatore della Comunità Europea, già nel 1967 prese parte al progetto e ci rimase anche dopo, quando nel 1993 la CE si trasformò in Unione Europea. Recentemente il Paese è finito al centro della cronaca per via del rifiuto palesato nei confronti degli Eurobond. Per farla breve, mentre l’Italia e altri Stati in difficoltà chiedevano aiuti per fronteggiare l’emergenza Coronavirus, l’Olanda tirava in ballo i conti e chiedeva maggiore rigidità finanziaria, anche in un momento delicato come questo.
Olanda, paradiso fiscale al centro delle polemiche in Ue
Prima della pandemia, però, l’Olanda al centro delle polemiche c’è finita spesso per via del suo sistema fiscale, molto competitivo per le aziende ma accusato di offrire vantaggi sleali rispetto ai paesi alleati e concorrenti.
Proprio per questo motivo, nel corso degli anni, la Commissione europea ha più volte esaminato il trattamento fiscale riservato alle multinazionali che hanno trasferito nei Paesi Bassi la propria sede, spronando e accogliendo le azioni di riforma sulla tassazione delle società in Olanda, col fine di garantire un trattamento di parità all’interno dell’Unione Europea.
Le politiche fiscali olandesi, che gli hanno fatto aggiudicare il titolo di “tax haven”, ha permesso ai Paesi Bassi di ridurre al 50% del PIL il proprio debito pubblico, anche quando per gli altri Membri la situazione finanziaria non era delle migliori. Basta pensare all’Italia, cui rapporto debito/PIL è oggi salito al 135%.
Paradisi fiscali in Ue: perché l’Olanda è una minaccia per gli altri Paesi
Se lo scopo dell’Unione Europea è la cooperazione e l’intesa tra i vari Stati, la politica fiscale di uno non può e non deve indebolire gli altri. L’austerità che ha caratterizzato l’azione dell’Olanda dopo la crisi che l’ha colpita nel 2008, quando già faceva parte dell’Unione Europea, ha aperto la strada ad un sistema fiscale vantaggioso, tale da attirare all’interno del Paese ingenti capitali, anche a discapito di altri Stati Membri dell’Ue.
La crisi che l’Europa si vedrà costretta a fronteggiare a causa del Coronavirus, dunque, ci mette davanti a due possibili scenari: nella peggiore delle ipotesi, se gli Stati Membri non riusciranno a trovare un accordo o non scenderanno a compromessi nemmeno sulle politiche fiscali da adottare post pandemia, gli squilibri tra chi è in difficoltà e chi non lo è si accentuerebbero così tanto che persino la ragion d’essere dell’Unione stessa verrebbe meno; d’altra parte, se la crisi vedrà paesi come la Germania e i Paesi Bassi approvare un programma di aiuti temporanei, finanziato congiuntamente, il loro intervento potrebbe gettare le basi per una rivoluzionaria unione fiscale in Europa.