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Curiosità

Coronavirus, i sintomi nei bambini. Come non sottovalutare il contagio

Quali sono i sintomi dei bambini che hanno contratto il Covid-19? Ecco perché i bambini sono meno colpiti degli adulti dal virus.

Anche i bambini possono essere contagiati dal Coronavirus, seppure in casi più rari e con sintomatologia molto più lieve. Secondo i dati dei Centri cinesi per il controllo delle malattie, bambini e ragazzi sotto ai 19 anni costituivano il 2% dei 72.314 casi di Covid-19 registrati il 20 febbraio.  In Italia, il bollettino dell’Iss risalente al 9 aprile evidenzia che i contagiati sotto i 19 anni rappresentano l’1,6% dei positivi.

A differenza degli adulti, nei più piccoli il virus colpisce prevalentemente le vie aeree superiori  (naso, bocca, gola), e questo più che al COvid-19 può sembrare un raffreddore. In un importante studio pubblicato su Pediatrics condotto su oltre 2000 bambini cinesi ha evidenziato come circa il 39% avesse avuto sintomi come polmonite o altri problemi polmonari rivelati dalla TAC, senza però difficoltà respiratorie.

Il 4% non ha avuto sintomi, mentre quasi il 6%, ossia 125 bambini, hanno contratto l’infezione in maniera molto grave. Tredici di loro sono risultati a rischio di insufficienza respiratoria. E purtroppo siamo a conoscenza che si siano registrati anche alcuni decessi.

I sintomi nei bambini: solo il 16% ha la febbre

Stando ad una meta analisi dell’Università di Campinas, in Brasile, (non ancora validata dalla comunità scientifica) ha esaminato 34 studi per un totale di 1118 casi. Lo studio ha evidenziato che, come per gli adulti il sintomo più frequente è la febbre, ma in percentuale decisamente più bassa: appena il 16% dei bambini con coronavirus ha la febbre. Segue la tosse, 14,4%, naso chiuso, diarrea, nausea e vomito. Nel 12,9% dei bambini si è verificata  la polmonite e nel 3,8% un’infezione alle via aeree. Tra i sintomi più comuni al momento del ricovero c’erano l’eritema faringeo (7,1%), tachicardia (6,4%), respirazione accelerata (4,6%).

Dai dati emerge che febbre e sintomi respiratori non sono un segno distintivo di Coivid-19 nei bambini, che sono per meno della metà asintomatici, rendendo la diagnosi difficoltosa. Seppure se asintomatici, i bambini possono trasmettere il virus, anzi, data la scarsa sintomaticità sono un’efficace via di propagazione del virus.

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La trasmissione oro-fecale

In 8 bambini su 10 il Sars-Cov-2 risultava ancora presente nelle feci dopo la guarigione virologica. La trasmissione oro-fecale è un problema da considerare, soprattutto perché ai più piccoli va cambiato spesso il pannolino.

Ad approfondire il fenomeno di contagio attraverso le feci era stato l’infettivologo Massimo Galli, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano e ordinario di Malattie infettive all’Università degli Studi di Milano a chiarire questo aspetto:

«Sappiamo che il virus può permanere nelle feci, verosimilmente anche degli asintomatici, per cui ogni volta che si preme lo sciacquone si crea un areosol di virus potenzialmente contagioso. Per questo l’operazione andrebbe fatta con il coprivaso chiuso e dopo andrebbe sanificato l’ambiente».

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Perché i bambini sono meno colpiti dalla malattia?

I bambini sarebbero meno colpiti perché le loro cellule non hanno una porta d’accesso che serve al virus per infettarle, il recettore ACE2. Si pensa che i bambini abbiano meno recettori ACE-2 nei polmoni che nelle vie aeree superiori, cosicché sono colpiti naso, bocca e gola.

Inoltre, i bambini hanno generalmente i polmoni più sani rispetto agli adulti, invece esposti all’inquinamento nel tempo. Tra l’altro è possibile che il sistema immunitario dei bambini non attacchi il virus con la stessa violenza dei sistemi immunitari adulti, dove una risposta immunitaria eccessiva ha può creare un’infiammazione distruttiva.

Covid-19 colpisce le fasce d’età dei bambini in modo diverso?

I neonati sembrano contrarre più facilmente l’infezione. Nello studio cinese sopra citato, il 60% dei 125 bambini ammalati gravemente aveva meno di 5 anni. Per quanto riguarda gli adolescenti nei casi più gravi, invece, la risposta immunologica è più simile a quella degli adulti anche se a riguardo ci sono pochi dati.

Per  poter proteggere i bambini valgono le stesse regole che per gli adulti: distanziamento sociale, lavaggio delle mani, disinfezione delle superfici che possono ospitare il virus.

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