Coronavirus, Papa Francesco twitta: “ci siamo ritrovati fragili e bisognosi”

Nelle parole di Papa Francesco troviamo conforto. Il Pontefice dal suo account twitter incoraggia i fedeli a superare questo momento di fragilità affidandosi al Signore.

Era il 27 marzo e le immagini in diretta dalla Città del Vaticano hanno fatto il giro del mondo. Soprattutto, ognuno di noi porterà per sempre nel cuore la scena di un tardo pomeriggio piovoso di primavera e di una Piazza San Pietro vuota. Dove sul sagrato il Papa, in preghiera davanti al Crocefisso di San Marcello invocava l’Indulgenza Plenaria.

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L’umanità intera è provata dalla pandemia. Papa Francesco non smette di pregare utilizzando tutti i mezzi a disposizione, per far arrivare la parola di Dio. Spesso si affida a Twitter e questa mattina ha scritto sul social un messaggio. Dove sottolinea la fragilità di ognuno di noi in questo momento delicato. Le parole del Santo Padre sono un abbraccio: “Abbiamo bisogno del Signore, che vede in noi, al di là delle nostre fragilità, una bellezza insopprimibile”. In generale in ogni sua omelia, il Pontefice rimarca sempre, come in questo momento il Signore è vicino ai suoi fedeli. In special modo, non dobbiamo temere o vergognarci delle nostre fragilità. Anzi, è proprio in questi frangenti che dobbiamo trovare conforto nella parola di Dio.

Sotto ogni tweet, ci sono milioni di commenti, scritti da ogni parte del mondo e lingue diverse. L’eco di ogni messaggio è potente, è un richiamo anche per coloro che non hanno fede, ma trovano la speranza nelle parole del Santo Padre. Francesco, come spesso lo chiamano, incoraggia gli animi e li solleva. Spesso analizza come questo virus stia cambiando le nostre azioni, invitandoci a riscoprire l’altruismo e dicendo: “No all’egoismo indifferente. Si trasmette, a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me. Si parte da qui e si arriva a selezionare le persone, a scartare i poveri, a immolare chi sta indietro sull’altare del progresso. Questa pandemia ci ricorda però che non ci sono differenze e confini tra chi soffre”.