L’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, è intervenuto a Mattino Cinque e ha dichiarato che ci vuole una strategia nazionale per le riaperture.
L’assessore Giulio Gallera è intervenuto nella trasmissione mattutina di informazione e intrattenimento Mattino Cinque, condotta da Francesco Vecchi e Federica Panicucci su Canale 5, e ha parlato delle misure necessarie alla riapertura e alla questione che in questi giorni sta facendo discutere relativa alla regionalizzazione delle aperture nella Fase 2. “Ci vuole una strategia nazionale. Sono convinto che tenere insieme il Paese sia la cosa migliore, mentre aprire prima alcune Regioni e poi altre non sia la strategia migliore. E’ chiaro che le riaperture devono avvenire in sicurezza, non possiamo permetterci che per riaprire si innalzino nuovamente le curve del contagio“, ha dichiarato Giulio Gallera.
L’assessore al Welfare lombardo ha, poi, analizzato la strategia cinese e ha affermato: “ricordiamo che in Cina abbiamo avuto i contagi di ritorno tra regioni e regioni. Poi valuteremo se in sicurezza alcune aree possono ripartire prima ma io penso che sia più intelligente farlo per categorie produttive che garantiscono sicurezza. Probabilmente alcune attività possono partire prima e altre sicuramente dopo“. Infine Gallera ha spostato il discorso sulla situazione della sua regione in vista dello stop al lockdown e ha dichiarato: “in Lombardia i dati del contagio sono complessivamente confortanti, le pressione su pronto soccorso sono fortemente diminuite, si iniziano a liberare le aree dedicate alle terapie intensive. E questo ci fa iniziare un percorso. Noi stiamo lavorando con un orizzonte, se la scienza darà il disco verde, che è il 3 maggio, però facciamolo in quadro generale“.
Infine Giulio Gallera ha parlato delle Rsa e della diffusione del contagio e ha concluso: “abbiamo nominato una commissione indipendente proprio per fare chiarezza. Lo faranno i tecnici e ci diranno come sono andate le cose, quali sono state le mancanze e le difficoltà e come lavorare per il futuro. Forse oggi dobbiamo pensare a strutture con una qualità sanitaria molto più alta. Si parla di seconde ondate e abbiamo il tema se i nostri anziani dovranno essere messi in luoghi diversi con un’assistenza più forte“.