Un dramma nel dramma: morire a 22 anni in un incidente e non poter essere pianto dalla famiglia. Perchè ai tempi del coronavirus funerali e veglie sono bandite.
Era il 9 aprile quando il 22enne Riccardo Mattei perdeva la vita in un incidente stradale. La sua auto è andata a finire contro un muretto a Guidonia, e per lui non c’è stato nulla da fare. Nato e cresciuto lì, si era diplomato e poi aveva iniziato subito a lavorare: guardia giurata, barista, corriere e poi in un negozio di abbigliamento. Una vita spezzata da una tragedia, che ha gettato la famiglia nella disperazione. Ma in questi tempi drammatici e surreali, sembra non esserci fine alla sofferenza: siamo in pandemia, e non sono ammessi nè i funerali nè le veglie funebri.
“Avremmo voluto dargli la benedizione – racconta Susy Fioravanti, la mamma di Riccardo – ma non ci è stato permesso. Tramite l’agenzia funebre abbiamo chiesto che un parroco gli desse l’estrema unzione, ma ci è stato negato a causa delle limitazioni imposte dall’emergenza Coronavirus”.
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Un dolore che si aggiunge a quello, già enorme, che la perdita di un figlio comporta. Anche perchè la famiglia di Riccardo è molto cattolica, e non poter salutare e benedire il figlio con una estrema benedizione è un altro colpo al cuore. “Gli abbiamo insegnato i principi della nostra religione – aggiunge Susy Fioravanti – è cresciuto come un bravo cristiano, e vorremmo che in questo ultimo viaggio in paradiso ci vada in pace con la sua anima”. Ma in tempo di coronavirus non è possibile celebrare messe e funerali, è troppo pericoloso. Non c’è stato niente da fare: “Non potendo fare il funerale né una veglia per permettere a chi lo conosceva di dargli l’ultimo saluto la sua salma è stata portata all’obitorio del cimitero Flaminio a Prima Porta” spiega ancora la mamma. “Non mi permettono di stare con lui per più di un’ora. Un dolore ed uno strazio impossibili da descrivere”. Ma il ricordo di Riccardo è forte, e le parole di Susy sono piene di amore:
“Riccardo aveva solamente 22 anni, era il mio raggio di sole. Un ragazzo d’oro, altruista, lavoratore, educato, amato e ben voluto da tutta Montecelio e da tutti coloro che avevano avuto il piacere di conoscerlo anche solamente una volta” lo racconta la mamma, che pur non dandosi pace ha trovato la forza di parlare del suo dolore. Sperando di riuscire a dare l’ultimo saluto a Riccardo: “Sarebbe possibile solamente se fosse in casa con noi, o passati i 15 giorni necessari per la cremazione. Saremmo anche disposti ad aspettare, ma non voglio deporre le ceneri al cimitero ed in questo caso non è prevista l’estrema unzione”.
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