In un intervento sul Fatto Quotidiano Alessandro di Battista attacca duramente il Mes e la volontà di alcuni paesi europei di “mettere all’angolo l’Italia”.
Il Mes è una trappola da evitare: quello che ci verrebbe dato ora dovremmo poi restituirlo, con gli interessi, più in la. E’ molto chiaro il pensiero di Alessandro Di Battista sulla possibilità che l’Italia aderisca al Meccanismo Europeo di Stabilità: “Ci spingeranno a indebitarci per poi passare all’incasso, ma abbiamo delle carte da giocare” afferma il rappresentante del Movimento 5 Stelle. “In primis il fatto che senza l’Italia la Ue si scioglierebbe come neve al sole. Poi un rapporto privilegiato con Pechino che, piaccia o non piaccia, è anche merito del lavoro di Di Maio“ aggiunge, sottolineando il ruolo del ministro degli Esteri. “La Cina vincerà la terza guerra mondiale senza sparare un colpo e l’Italia può mettere sul piatto delle contrattazioni europee tale relazione”. Un messaggio chiaro al governo: lasciate perdere il Mes. Ma Alessandro Di Battista sembra avere fiducia, quantomeno nel capo del governo: “Conte è un galantuomo, non ho dubbi che abbia a cuore il Paese e che consideri il Mes una trappola da evitare“ spiega, per poi ammonire: “L’Italia dica no quando è giusto, sebbene certi no saranno seguiti da pressioni inimmaginabili e dal puntuale ricatto dello spread”.
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Il ragionamento di Di Battista è chiaro: oggi ci indebitiamo, ma domano dovremo pagare tutto con gli interessi. Uno scambio non conveniente: “L’Ue garantisce ai Paesi membri la possibilità di indebitarsi – scrive l’ex deputato M5s – ma un domani, a crisi conclusa, quelle regole torneranno in vigore. E questo è l’obiettivo di Germania&C.: aumentare i debiti pubblici di tutti
i Paesi europei costringendo presto al rientro i Paesi più
esposti, a cominciare dall’Italia. L’austerity è come la guerra,
c’è chi si arricchisce e chi vive tra le macerie, c’è chi fa
business e chi conta i morti“. Inevitabile poi il riferimento a colui che, per Di Battista, potrebbe rappresentare una sorta di “grimaldello” per spalancare le porte del nostro paese al Mes: Mario Draghi. “Quando erano i ‘populisti’ a scagliarsi contro la logica del pareggio di bilancio in Costituzione l’establishment faceva muro” scrive Di Battista. “Ma ora parla l’apostolo Draghi e tutti i valletti del sistema si spellano le mani dagli applausi”: e, per chiarire meglio il concetto, elenca le cifre della riduzione di ospedali e posti letto dal 1998, cioè l’anno successivo alla “sottoscrizione del patto di stabilità che ha dato inizio all’era dell’austerity”. “Non credo che Draghi abbia intenzione di diventare presidente del Consiglio, semmai ambisce al Quirinale, ma è indubbio che le sue parole abbiano risvegliato in molti quel desiderio mai sopito di lasciarsi governare dai tecnici, svilendo, ancora una volta, la Politica” ragiona Di Battista. Eppure proprio Draghi – ricorda in conclusione l’ex deputato 5 stelle – “insieme a Prodi e D’Alema fu protagonista di quella stagione di privatizzazioni che ha indebolito lo Stato italiano”.