Il 16 aprile 2020 il leggendario Bob Dylan ha rilasciato un nuovo inedito: I Contain Multitudes. La canzone arriva due settimane dopo la scorsa Murder must foul, brano dalla durate di oltre 17 minuti che rappresentava la prima canzone inedita di Dylan dopo otto anni dallo scorso album.
È stato pubblicato a mezzanotte il nuovo brano di Bob Dylan, intitolato I Contain Multitudes, espressione che deriva dalla sezione 51 del celebre componimento Song of Myself di Walt Whitman. Dopo otto anni dall’ultimo album di inediti, la voce di Bob Dylan irrompe in un mondo in quarantena, con i suoi versi ambigui (I’m just like Anne Frank, like Indiana Jones) e le sue rime giocose. Il leggendario cantante è stato oggetto di diversi documentari e film per il cinema. Quali sono i migliori?
A Bob Dylan Story by Martin Scorsese (e non sarà il solo film diretto da Scorsese in classifica, anticipiamo). Il regista di Quei Bravi Ragazzi decide questa volta di osare e di mescolare alla narrazione di fatti realmente accaduti tipica del documentario, anche invenzioni cinematografiche e aneddoti inventati, resi credibili da testimonianze costruite per l’occasione ed interviste ad attori famosi che in realtà interpretano personaggi di finzione e raccontano avvenimenti mai accaduti. Quello di Scorsese è un film sperimentale ma allo stesso tempo uno di quelli che racchiude il meglio del materiale audiovisivo mai pubblicato sul cantautore.
Il capolavoro diretto da Todd Haynes ripercorre la storia di Bob Dylan attraverso sette distinti momenti della sua vita. Ad interpretare il cantautore sei attori diversi, uno per ogni fase della sua carriera (anche se Christian Bale lo interpreta in due differenti periodi). Una didascalia all’inizio del film dichiara di essere “ispirato dalla musica e alle molte vite di Bob Dylan”. E questa sarà la sola menzione a Dylan nel corso del film (ma ovviamente sono presenti i suoi brani).
No Direction Home: Bob Dylan è l’ennesimo film documentario diretto da Martin Scorsese su Bob Dylan. Il film ripercorre la vita del cantautore fino all’incidente motociclistico che lo coinvolse nel 1966 e analizza l’impatto della sua musica sulla cultura americana. Il progetto del film iniziò nel 1995 quando il manager di Dylan, Jeff Rosen, iniziò a programmare interviste con amici e persone collegate al cantautore. Tra gli intervistati, il poeta Allen Ginsberg e il musicista folk Dave Van Ronk, entrambi deceduti prima che il film venisse terminato.
Prodotto da John Court ed Albert Grossman (l’impresario da tempo manager del cantautore) e distribuito dalla Docurama, Dont Look Back (volutamente senza apostrofo) è un documentario girato in bianco e nero dalla durata di poco più di un’ora e mezza, basato essenzialmente sulla tournée di concerti che Dylan tenne nel Regno Unito nel 1965. Il documentario, che di fatto è stato il primo interamente dedicato ad un artista nella storia della musica rock, segue la lezione del cinema verità. Il docu-drama si apre con la conferenza stampa di Dylan al suo arrivo all’aeroporto londinese di Heathrow.
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