Sono 18 gli indagati, che percepivano illecitamente i fondi dell’Unione Europea sull’agricoltura, scoperti dalla Guardia di Finanza di Andria. Grazie all’intervento di alcuni funzionari pubblici, questi riuscivano ad ottenere falsi certificati per detenere le quote dei terreni del Comune.
Secondo quanto viene riportato dai media locali, la Guardia di Finanza di Andria, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani, ha eseguito un provvedimento di sequestro preventivo di oltre 380 mila euro, in funzione della successiva confisca, nei confronti di 18 indagati.
Si tratterebbe, per la precisione, di 17 persone fisiche (e tra le quali apparirebbero 13 agricoltori e 4 amministratori pubblici di di Minervino Murge) e una cooperativa, coinvolti nell’ambito di una indagine della Procura di Trani per una presunta truffa ai danni dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), l’ente che eroga i finanziamenti stanziati dall’Unione Europea ai produttori agricoli.
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Falsi certificati per ottenere fondi Ue, 18 indagati
Secondo quanto viene avanzato dall’ipotesi accusatoria, gli indagati avrebbero intascato indebitamente i fondi di proprietà del Comune di Minervino Murge senza titolo autorizzativo. Questo, inoltre, tramite il concorso dei pubblici ufficiali (accusati di reato di falso e di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche), che rilasciavano falsi attestati di conduzione di quote comunale, a fronte del pagamento di un piccolo canone annuale.
Grazie a questi documenti e alle autocertificazioni false, i 18 indagati hanno poi inoltrato telematicamente all’Agea le domande di aiuto all’agricoltura per le campagne 2016, 2017 e 2018, e sono riusciti quindi ad ottenere contributi non spettanti per un ammontare complessivo che va oltre i 380 mila euro.
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Come si legge nel provvedimento di sequestro, “l’analisi delle singole posizioni processuali con specifico riferimento alla titolarità dei terreni e alle modalità di assegnazione, hanno chiarito che nessuno degli indagati, al momento dei fatti, deteneva regolarmente le particelle del demanio civico in Minervino Murge“.
“Sembra, infatti, che sulla scorta di una prassi che l’ente locale ha avallato per decenni, il demanio civico di quel Comune che, per vocazione e per legge, doveva essere destinato a beneficio dei meno abbienti e assegnato secondo le regole della pubblica evidenza, sia divenuto preda di interessi in netto contrasto con la sua vocazione tanto che le quote inizialmente assegnate col sistema della pubblica evidenza hanno cambiato titolare senza passare per la procedura legale a ciò deputata”.