Omicidio Cerciello Rega, in udienza Natale Hjorth: “Non sapevamo fossero carabinieri”

Si è tenuta oggi, a porte chiuse, la nuova udienza alla corte d’assise di Roma sul caso d’omicidio di Mario Cerciello Rega; in alcune delle sue dichiarazioni spontanee, l’imputato Hjort avrebbe raccontato di non sapere che Rega e il collega fossero due carabinieri.
Era iniziata lo scorso 26 febbraio 2020, davanti alla prima corte d’assise di Roma, la prima udienza del processo per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Una udienza, quella, che si era tenuta in presenza dei due imputati gli studenti americani Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth, al momento detenuti in carcere, così come dei loro genitori e della moglie del carabiniere ucciso.
Ad oggi, tuttavia, a seguito della pandemia di coronavirus, le attività dei tribunali devono essere portate a termine secondo rigide misure precauzionali e di distanziamento sociale. Per tale ragione, in questa nuova udienza di oggi, le porte sono rimaste chiuse. Natale Hjorth, accusato di omicidio, è stato dunque interpellato tramite collegamento video direttamente dalla struttura penitenziale romana, così come anche Finnegan Lee Elder.
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L’imputato Hjort: “Non ci siamo resi conto che fossero carabinieri”
L’udienza del processo in corte d’assise, che si è svolta presso l’aula Occorsio, si è tenuta in pieno rispetto delle misure anti coronavirus disposte dal decreto. Parti distanziate e munite di mascherine, dunque, e video collegamento dal carcere per i due imputati, l’americano Natale Hjort e il connazionale Finnegan Lee Elder, detenuti rispettivamente nel carcere di Rebibbia e in quello di Regina Coeli.
Ma più che il clima da pandemia, è una delle dichiarazioni spontanee di Hjort a segnare l’udienza di oggi: “Non ci siamo resi conto che quei due fossero carabinieri“. Parole, queste, pronunciate dal ragazzo che è al momento accusato di aver ucciso, con undici coltellate, il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega la mattina del 26 luglio del 2019, nel quartiere Prati. Poco distante da lui c’era il collega Andrea Varriale, che invece se l’è cavata con qualche lieve ferita.
Secondo quanto riportato dai giornalisti dell’ANSA, la corte d’assise, accogliendo una richiesta della difesa di Finnegan Lee Elder, ha disposto una perizia psichiatrica per il giovane californiano.
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Tale richiesta è stata avanzata poiché l’imputato, al momento del tragico accaduto, stava seguendo una cura particolare, e quindi assumeva farmaci per problemi di natura psichiatrica. La corte ha poi disposto una perizia anche in merito ai colloqui svolti in carcere tra Elder, il padre e un avvocato americano. Questo poiché, secondo quanto avanzato dalla difesa del giovane, le conversazioni tra le parti sarebbero state tradotte in modo errato in italiano.