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Politica

Ue: L’Olanda critica l’Italia ma è meno virtuosa di quello che sembra

L’Olanda critica l’Italia per come gestisce le sue finanze, ma in realtà i Paesi Bassi sono molto più esposti a questa crisi del nostro paese. 

Photo by PHIL NIJHUIS/ANP/AFP via Getty Images)

Fin dall’inizio delle riunioni dell’Eurogruppo, convocate per discutere di come affrontare la crisi scatenata dall’emergenza coronavirus, l’Olanda ha mantenuto un atteggiamento molto aggressivo e decisamente poco propenso al dialogo.

Ad esempio, è stato abbastanza inusuale che, ancora prima di entrare e prendere parte alla discussione con gli altri leader europei, il Ministro delle Finanze Hoekstra abbia dichiarato ai giornalisti che il suo paese non era per nulla intenzionato a discutere della proposta italiana riguardante gli Eurobond. 

I motivi di questa posizione politica da parte dei Paesi Bassi sono ormai noti. 

L’Olanda ritiene di aver fatto molto sacrifici in questi anni per mantenere in ordine il proprio bilancio, esattamente come chiedeva l’Unione Europea nel rispetto dei trattati. Si considera uno stato virtuoso e rispettoso delle regole, e giudica invece l’Italia come uno paese che ha sempre speso male i suoi soldi, e che adesso pretende di essere aiutato senza poi essere costretto a ridurre il debito pubblico e attuare misure di contenimento del bilancio. 

Naturalmente, la critica che i Paesi Bassi fanno all’Italia e ad altri paesi del Sud è perfettamente legittima. Il debito pubblico italiano è molto alto e non si può negare che per anni il nostro paese ha compiuto delle scelte economiche sbagliate, dettate da corruzione, malaffare e spesso mancanza di competenza da parte di chi era al governo. 

Photo by PHIL NIJHUIS/ANP/AFP via Getty Images)

Eppure, esiste una profonda crepa nel ragionamento del Ministro delle Finanze olandese. 

Attualmente i Paesi Bassi hanno un debito pubblico pari al 52 per cento, un dato persino più basso di quello della Germania. In questo senso dunque, il Ministro delle Finanze Olandese fa benissimo a rivendicare gli ottimi risultati raggiunti.

Ma il debito pubblico è soltanto uno degli indicatori macroeconomici che stabilisce quanto l’economia di uno stato sia florida oppure a rischio recessione. 

Ad esempio la crisi che l’Europa ha vissuto tra il 2008 e il 2012 non fu scatenata da un debito pubblico eccessivo. Quello che mandò in tilt il sistema, sia in America che in seguito in Europa, fu invece il debito privato contratto dai cittadini con gli istituti di credito, che a un certo punto esplose e mise le persone nelle condizioni di non poter pagare più i loro debiti verso le gli Istituti di Credito. 

E questo creò un effetto domino per cui le banche furono costrette a dichiarare pubblicamente di trovarsi in una crisi di liquidità. Un situazione drammatica, che toccò il suo culmine con il fallimento della Lehman Brothers in America.

Per cui, se consideriamo il fatto che anche il rapporto tra debito privato e reddito dei cittadini è un indicatore importante per stabilire se uno stato abbia realmente i conti in ordine, potremmo persino giudicare l’Olanda uno stato molto meno virtuoso dell’Italia riguardo la stabilità finanziaria. 

Cosa succede infatti se confrontiamo il debito privato dei cittadini olandesi nei confronti delle banche rispetto a quello degli italiani?

A illustrarlo in dettaglio, è stato il Fondo Monetario Internazionale con un report che è uscito alla fine dell’anno scorso. In Italia il rapporto tra debito privato e reddito delle famiglie è al 55 per cento, mentre in Olanda a fine 2019 era al 220 per cento. Una percentuale enorme, al punto che l’FMI nel suo report, aveva messo in guardia i Paesi Bassi sul fatto che questo enorme indebitamento delle famiglie verso gli istituti bancari era molto pericoloso, e rischiava di trasformarsi in un fattore di enorme fragilità che poteva costare molto caro al paese. 

Anche perché, per concludere, l’ultima grande crisi mondiale, come spiegato in precedenza, è nata proprio perché le persone si sono indebitate al tal punto da rendere le banche sprovviste della liquidità minima necessaria ad esercitare le loro funzioni.

Certo, a questo punto sorge spontanea una domanda.

Ma perché allora gli istituti di credito prestano soldi ai cittadini in maniera così sconsiderata, quando sanno che una percentuale così alta di indebitamento da parte del settore privato provoca delle vere e proprie bolle finanziarie?

La risposta è abbastanza semplice. 

Le banche olandesi, come quelle in tutto il resto del mondo, ragionano secondo un famoso assioma americano, denominato “To Big To Fail”. Sostanzialmente, ritengono che vista la loro importanza nell’intero sistema economico mondiale, anche nel caso in cui fallissero, le nazioni in cui hanno sede sarebbero costrette a intervenire e a ricapitalizzare gli istituti con aiuti di stato, al fine di non far crollare l’intero sistema. 

Ma era anche quello che pensava la Lehman Brothers prima che il governo americano decidesse invece di di dichiararne il fallimento. 

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La recessione in Europa è appena iniziata e il governo olandese è convintissimo che un debito così basso li proteggerà meglio di altri dalla crisi che sta per arrivare.

Eppure la storia economica recente ci insegna che in realtà un indebitamento privato così alto come quello olandese, è molto più pericoloso per il bilancio e la stabilità finanziaria di uno stato rispetto a un debito pubblico molto alto come quello italiano. 

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