Attraverso un tweet della Ong Sea eye, l’Alan Kurdi ha fatto sapere di essere approdata in acque italiane alla ricerca di un porto.
Il tweet recitava più o meno così: “Siamo entrati in acque territoriali italiane per cercare riparo dal vento e dalle onde” un messaggio di dolore e di speranza quello dell’Alan Kurdi che finalmente trovato un posto sicuro dove rallentare. Rallentare, non fermarsi, perché un porto sicuro ancora non gli è stato assegnato. Un capitolo davvero buio per la storia d’Europa dove la paura per lo straniero cresce insieme i contagi da coronavirus. Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha chiesto al governo di dare destinazione alla nave che da più di una settimana vaga in cerca di un porto in cui attraccare. “A maggior ragione dopo le parole della Ministra Lamorgese che ha smontato la polemica sull’aumento degli sbarchi, l’Italia non si sottragga ai propri doveri internazionali e confermi ancora una volta il primato dell’umanità e dei diritti sulla cultura della violenza e dell’indifferenza”, ha insistito Orlando.
Il capo della protezione civile, Angelo Borrelli, ha firmato un provvedimento con il quale la Croce Rossa italiana viene nominata soggetto attuatore per provvedere all’assistenza alloggiativa e alla sorveglianza sanitaria dei profughi che adesso resteranno in quarantena sulla Rubattino. Al momento sarebbero dunque non solo al sicuro ma anche monitorati a livello sanitario. Intanto la Sea Watch, insieme con Mediterranea e Alarm phone ricostruisce la prima tragedia del mare dopo la pandemia e lancia una pesante accusa contro l’Europa, attribuendole dodici morti “e 51 persone riportate nell’inferno libico con la complicità dell’Europa” si legge sui social. Si parla, infatti, di un gommone abbandonato in mare per giorni e poi riportato in Libia con la complicità dell’Unione in violazione del diritto internazionale. Insieme alla nota allegate alcune prove raccolte che mostrerebbero le responsabilità delle autorità maltesi ed europee e come la loro omissione di soccorso abbia causato la morte di 12 persone uccise da fame, sete, disperazione. A Pasqua, in un giorno di condivisione e di pace.