Coronavirus, “mia madre è a rischio”: e parte la denuncia contro il Trivulzio

Non riceve da tempo notizie sulla salute della madre, e decide di far partire un esposto: l’oggetto della procedura è sempre il Pio Albergo Trivulzio, già al centro di una inchiesta.

Una storia emblematica, che racconta quello che potrebbe essere successo a tante persone nelle Rsa lombarde nell’ultimo mese e mezzo: succede a Milano, protagonista un uomo che ha perso tracce dell’anziana madre.  Da tempo non avrebbe ricevuto nessuna comunicazione in merito alla salute della donna, e anzi avrebbe ricevuto il diniego assoluto di trasferire la donna per metterla in sicurezza fuori dalla struttura. Disperato, ha deciso di procedere per vie legali: è la storia del 57enne Salvatore Nigretti, che assistito dagli avvocati Solange Marchignoli e Luca D’Auria ha presentato un esposto che è stato oggi depositato alla Procura di Milano. La denuncia entrerà a fare parte degli atti dell’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dai pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, sui contagi e i morti alla ‘Baggina’ per via del Coronavirus.

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Come viene ricostruito nell’atto, a metà gennaio l’anziana
viene trasferita al Trivulzio per la riabilitazione, dopo essere stata operata pochi giorni prima per una frattura al femore
all’ospedale Gaetano Pini di Milano. L’emergenza Covid-19 scatta
il 21 febbraio, con la scoperta del paziente 1 a Codogno, nel
lodigiano. Ma fino al 28 febbraio, secondo quanto dichiarato da figlio nella denuncia, al Pio Albergo Trivulzio non viene adottata alcuna precauzione. Nell’atto si legge anche che il 2 marzo il personale della Rsa avrebbe chiesto alla sorella di Nigretti – la figlia della donna ricoverata – di togliere mascherina e guanti per “evitare di seminare il panico tra i degenti”. Salvatore Nigretti ha indicato come responsabili non solo i vertici della casa di cura, ma anche quelli della Regione Lombardia, che – si legge
nell’atto – stanno accettando il rischio che un nuovo focolaio generalizzato di contagi si propaghi. Gli avvocati chiedono quindi l’intervento della magistratura per interrompere il
pericolo del contagio e mettere in sicurezza i degenti con le
strutture idonee e con le modalità necessarie.

Alessio Ramaccioni

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