Migliaia di test per valutare la positività al Coronavirus sono già stati fatti. La Toscana svetta con 80mila test svolti, poco meno in Lombardia, il Lazio prevede di farne 300mila.
Sono stati effettuati i primi test sierologici, che affiancheranno i tamponi per scoprire il numero di persone positive al Coronavirus in Italia. Alcune regioni del centro-nord hanno già usufruito di questi metodi per valutare lo stato di salute delle persone che vi si sottopongono. E arrivano già i primi risultati, che in un certo senso seguono la linea tracciata in queste settimane nel nostro Paese. Almeno per il momento, è la Toscana ad aver effettuato il maggior numero di test sierologici, con 80mila unità già sottoposte su un programma che prevede in totale 140mila controlli tra medici, infermieri, residenti e staff delle Rsa e forze dell’ordine.
Anche il Veneto si prepara per una vera e propria ondata di test sierologici per avere un quadro più completo e rapido sull’emergenza Coronavirus. Saranno circa 70mila i test effettuati a campione, in particolare su personale sanitario e dipendenti della Regione. Migliaia di test sierologici verranno effettuati anche in Lombardia e in Lazio, la regione che alla lunga dovrebbe effettuarne più di tutte in Italia. I primi 60mila verranno sottoposti ai sanitari e alle forze dell’ordine, su un totale di oltre 300mila che verranno effettuati nella regione. In totale saranno oltre 400mila i test sierologici previsti in Italia.
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Le prime indicazioni fanno sapere che la fascia di età più colpita è quella che si aggira tra i 50 e i 60 anni. I test sierologici sono considerati un elemento chiave per capire l’andamento della diffusione del Coronavirus, in questi giorni che ci fanno avvicinare alla tanto attesa Fase 2. Intanto, come rivela Mattia Bassetti, il direttore della clinica di Malattie Infettive del San Martino di Genova, “la percentuale dei positivi che si sono sottoposti ai test sierologici è superiore al 10%”. Non è facile fare confronti tra i vari comuni che hanno dato il via libera a questi test, ma si tratta di una percentuale che rispecchia l’andamento generale.
Non mancano ovviamente le eccezioni rispetto ai numeri medi, ovvero circa il 10% di positivi e la fascia di età superiore ai 50 anni come la più colpita. Ad esempio, in Emilia Romagna il dato dei positivi raggiungeva a malapena il 3%, mentre tra gli operatori degli ospedali in toscana non si raggiungeva neanche il 5%. Anche per quanto riguarda l’età c’è da stare molto attenti. Sempre facendo un esempio, alcuni comuni in Lombardia vedevano persone positive ai test con un’età inferiore ai 40 anni. Da tenere d’occhio anche i casi sommersi, visto che restano valide ipotesi come quella secondo la quale esistono 10 casi di positività al Coronavirus non riscontrati per ogni caso acclarato.
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