Il presidente e direttore scientifico dell’istituto di ricerca, sondaggi e analisi strategiche, Tecnè, Carlo Buttaroni, dichiara all’agenzia Dire:”Con ripartenza a maggio pil -5,5%, rischiamo 5 milioni di poveri in più”.
Il Coronavirus ha messo in ginocchio il sistema sanitario mondiale e l’economia, su questo non ci sono dubbi. Per riprendersi dalla crisi servirà tempo. L’impatto della pandemia è stato stimato ancor più grave rispetto alle riprese dalle guerre mondiali e alla recessione del ’29.
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Lo scenario del rientro post lockdown segnerà la nostra economia, il presidente di Tecnè, Carlo Buttaroni, conferma: “Per tutte le economie la vera sfida è non compromettere il sistema produttivo in modo da incrociare il rimbalzo quando sarà finita l’emergenza e recuperare il terreno il più velocemente possibile”.
Ripartire attraverso le fasi che ci sono state prospettate quali conseguenze avrà?
A tal proposito Buttaroni ha postulato tre scenari, nello specifico:” Abbiamo elaborato una serie di scenari rispetto a quando potremo tornare a una data di semi normalità, ossia quando l’80 per cento delle nostre attività potranno ripartire. Questi scenari comprendono 3 date: il 15 maggio, il 15 giugno e il 15 luglio. Quale sarà l’impatto sul sistema economico e sociale? Se la fase 2 iniziasse “il 15 maggio l’Italia perderebbe il 5,5% del pil, 97 miliardi in termine di volume. Se dovessimo tornare alla normalità il 15 di giugno il pil calerebbe del 10,4 per cento, grosso modo lo stesso scenario tratteggiato del Fmi, pari a -186 miliardi. Infine, con la ripartenza in estate inoltrata la perdita sarebbe di 260 miliardi”.
Fin qui è chiaro: è necessario organizzarsi e partire il presto possibile, per evitare una crisi economico-sociale senza precedenti. Prendere in ipotesi le riaperture della fase 2 e 3, secondo Buttaroni, rischiamo di generare circa 5 milioni di poveri in più. È una crisi veloce e violenta come il virus che l’ha generata in questi mesi, e il rischio più alto è che si arrivi a un punto alto di povertà:”Abbiamo una probabilità del 39 per cento che nasca una crisi sociale acuta, con una ricaduta pesante sul lavoro si rischia che le persone non abbiano i soldi per fare la spesa. Questo farebbe scattare la protesta e un ulteriore allontanamento dalle istituzioni”.
Il rischio di trovarsi di fronte a dei grossi conflitti sociali è molto alto.
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