Febbre da cavallo arriva oggi in streaming su Netflix. Il classico italiano del 1976 con Gigi Proietti ed Enrico Montesano, diretto da Steno, uno dei titoli più iconici della commedia italiana, arriva sulla piattaforma on demand.
Da oggi al catalogo Netflix si aggiunge Febbre da Cavallo, film del 1976 diretto da Steno ed interpretato da Gigi Proietti ed Enrico Montesano. Un classico della commedia italiana da rivedere in questi giorni. Forse non tutti sanno, però, che il film nacque come opera drammatica e di denuncia, prima di diventare l’esilarante commedia che tutti noi oggi conosciamo.
Febbre da Cavallo arriva su Netflix
Dopo aver ottenuto tiepidi incassi nelle sale nell’anno della sua uscita, i molteplici passaggi televisivi successivi, in particolare quelli sulle tv locali romane, lo hanno nel tempo rilanciato fino a trasformarlo in un cult per gli appassionati della commedia all’italiana (e per i frequentatori di sale scommesse e ippodromi). Oggi Febbre da Cavallo è ricordato per le numerose gag e scene comiche rimaste impresse nell’immaginario collettivo. La sceneggiatura venne ideata da Massimo Patrizi con la collaborazione di Alfredo Giannetti, ma fu poi rimaneggiata in fase di pre-produzione. È il film che ha lanciato la carriera di Proietti e Montesano. Il primo interpreta Bruno Fioretti detto Mandrake (per via del suo “sorriso magico”), che si definisce attore ma si arrangia facendo l’indossatore, riuscendo a sbarcare il lunario principalmente facendosi mantenere dalla fidanzata Gabriella, che mal sopporta la sua passione per i cavalli. Il secondo interpreta Armando Pellicci detto er Pomata (per via dell’abbondante brillantina nei capelli), disoccupato che vive sulle spalle della sorella Giuliana e dell’anziana nonna. Pomata conosce a memoria tutti i cavalli e fantini immaginabili e si definisce un “computer equino” (ma questa sua sbandierata abilità non lo aiuta ad azzeccare alcuna scommessa).
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Il soggetto iniziale
Il progetto di Febbre da Cavallo nacque nel 1971, quando Massimo Patrizi ideò la storia. Nelle sue intenzioni, però, il film doveva essere drammatico, di denuncia sulla dipendenza dal gioco. Propose così il soggetto allo sceneggiatore Roberto Infascelli, il quale all’epoca stava lavorando su La polizia ringrazia. Solo dopo il successo de La polizia chiede aiuto, verso la fine del 1974, quando Infascelli non aveva altre idee in mente da realizzare, decise di riprendere in mano il soggetto di Febbre da Cavallo, modificandolo rispetto all’originale e trasformandolo in un film comico. Infascelli voleva infatti incassare abbastanza soldi per finanziare il suo film successivo, convinto che una classica commedia all’italiana avrebbe incontrato gli interessi di una fetta di pubblico maggiore rispetto ad un’opera seria e di denuncia.
Il coinvolgimento di Steno
Steno, che in precedenza aveva rifiutato la regia, dopo aver letto la nuova sceneggiatura, rimase piacevolmente colpito e decise di accettare l’offerta di Infascelli, il quale tuttavia aveva nel frattempo assunto Nanni Loy. I due riuscirono però a trovare un compromesso scambiandosi i progetti: Loy cedette Febbre da Cavallo a Steno, il quale in cambio lasciò al collega la regia di Basta che non si sappia in giro, il film a cui stava lavorando. Infascelli, pur di avere Steno dietro la macchina da presa, accettò le sue condizioni. Ma il regista non era tuttavia esperto del mondo delle corse ippiche, così chiese al figlio Enrico Vanzina, all’epoca assiduo frequentatore degli ippodromi, di collaborare alla sceneggiatura assieme ad Alfredo Giannetti.