Nello Stato americano nel Michigan si è sviluppata oggi la prima protesta anti lockdown del Nord America: gli effetti del contenimento anti coronavirus sono diventati insostenibili per molte famiglie, imprese e lavoratori.
Come quanto riportato dai vari media internazionali, sono migliaia i manifestanti americani che, in auto e a piedi, hanno infranto gli ordini di restrizione e di isolamento domiciliare nel Michigan, per chiedere la riapertura dello Stato.
“È tempo che il nostro Stato si apra”, ha detto un manifestante a Lansing, mentre dalla sua auto rispondeva ai giornalisti che l’hanno intervistata. Sottolineando, poi, che gli abitanti sono “stanchi di non poter comprare le cose di cui si ha bisogno, di andare dai parrucchieri. È tempo di aprirsi”.
Un lungo corteo di auto e pedoni, intenti a sfoggiare la bandiera americana e altri ancora vestiti a tema, ha dunque paralizzato il centro della città, marciando al ritmo di un concerto di clacson, o di “God bless the Usa” e “Don’t Tread me” scandite dagli stereo. Il tutto, come espressamente voluto dagli organizzatori della manifestazione, senza seguire le misure di distanziamento sociale, o indossando alcun tipo di dispsotivo per la protezione personale – guanti o mascherine.
LEGGI ANCHE: Coronavirus, è stato di emergenza in tutto il Giappone
LEGGI ANCHE: Coronavirus creato in laboratorio a Wuhan? I servizi segreti americani indagano
Coronavirus, Michigan: no al lockdown, è presa di potere
Secondo quanto si apprende, la protesta, chiamata “Operazione Ingorgo”, è stata organizzata dalla Michigan Conservative Coalition. Un gruppo composto da conservatori, ex militari, piccoli imprenditori e – non a caso – tutti sostenitori della politica di Donald Trump. Una coalizione che ha scelto di protestare contro il lockdown del paese perché visto, sentito, come un “power grab”, una presa di potere, da parte di Gretchen Whitmer, governatrice dello Stato. Come una presa di potere, ingiustificata, da parte dei democratici.
In tal senso, però, sono arrivate nel giro di poco tempo le dichiarazioni della democratica Whitmer, che ha risposto alla protesta affermando di aver compreso la frustrazione dei cittadini, ma per “triste ironia” della sorte, ora che la manifestazione è stata attuata senza autorizzazione e senza alcun tipo di rispetto per le restrizioni anti contagio, subentra la necessità di estendere ulteriomente l’ordine di isolamento nel Michigan.
Il portavoce dei conservatori locali, Matt Seely, ha però dichiarato che “se non si mette sul tavolo subito qualcosa, come ad esempio riaprire locali e piccole attività commerciali, verranno alla luce altre forme di proteste. Alle aziende non interessa pagare una multa di 1000 dollari, se c’è in ballo la scelta di poter vivere invece che morire di fame”.
Le conseguenze del Coronavirus in Michigan
L’epidemia da coronavirus nello Stato americano del Michigan ha già provocato ben 1.921 decessi. Lo Stato è dunque al momento al quarto posto per numero di contagi nel Nord America, con già 28.000 cittadini contagiati. Le misure restrittive ritenutesi dunque necessarie per cercare di contere quanto possibile questi orribili numeri, hanno pesantemente colpito tutte le attività commerciali, con particolare effetto sulle grandi serre e i vivai.
LEGGI ALTRE NOTIZIE DI CRONACA: CLICCA QUI
Da poco più di una settimana è stato bloccato il flusso circolatorio di persone e mezzi, senza possibilità di esenzione per moltissimi lavoratori. Alcuni di questi, in effetti, hanno perso il lavoro. Ed è questo uno dei problemi più grandi, la disoccupazione. Ormai è più di un quarto della forza lavoro del Michigan ad aver fatto richiesta di sussidio, ma i manifestanti accusano la governatrice di non ascoltare la loro voce. Di essersi dimenticata delle imprese, che soffrono la crisi come tutti gli altri.