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Cronaca

Coronavirus, Massimo Bossetti, sul virus:”Un bastardo”

“Questo virus non guarda in faccia a nessuno”, sono le parole scritte da Massimo Bossetti in una lettera dal carcere, dove sta scontando l’ergastolo per aver ucciso Yara Gambirasio.

Il destinatario della lettera scritta da Massimo Bossetti, dove commenta l’emergenza da Covid-19, è il giornalista di Telelombardia Marco Oliva. Il muratore di Mapello sta scontando presso il carcere di Bergamo la pena per aver assassinato la tredicenne di Brembate di Sopra, il 26 novembre 2020 e sottolinea che il virus non risparmia i detenuti, anzi hanno tutti paura.

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Il 44enne scrive: “Questo virus bastardo non guarda in faccia a nessuno e anche se i colloqui con familiari e avvocati sono stati sospesi, qui rimangono ancora troppe figure che escono ed entrano quotidianamente. La preoccupazione di essere esposti al virus resta dunque alta”. Bossetti teme il contagio da Coronavirus. Per questo si è interrotto il lavoro all’interno dell’istituto di pena, dove gli hanno affidato la riparazione e manutenzione delle macchine per il caffè. “Per un bergamasco come me, stare con le mani in mano a fissare il soffitto non esiste proprio. Mi dedico alla cucina impastando torte e pizze oppure leggo libri e giornali, mi occupo della pulizia della mia cella o guardo la tv. Ma dopo un po’ rompe pure lei”.

Il suo pensiero, va oltre le mura della sua cella, alla moglie e ai figli: “Ora mi sembra di vivere in uno stato di assoluto abbandono, vivo con il timore di perdere la famiglia che mi sono creato, l’unica cosa cara che mi è rimasta. Vorrei mandare un messaggio a mia moglie Marita e ai miei figli: siate forti”. Il detenuto conclude la sua missiva con un pensiero al cappellano del carcere di Bergamo, Don Fausto Resmini, deceduto a causa del Coronavirus. A lui affidò i suoi pensieri, ricevendo conforto subito dopo la detenzione:”È vero si è portato con sé i segreti di molte confessioni, ma come quelli di qualunque cittadino, non necessariamente i miei come qualcuno vorrebbe far credere”.

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