Coronavirus, Rezza (Iss) frena: “Siamo ancora nella Fase 1”

Il direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Iss fa capire che la strada verso la fine dell’emergenza Coronavirus è ancora lunga. E sulle Rsa: “Problemi che si sono accumulati negli anni”.

giovanni rezza coronavirus

Gianni Rezza prova a invitare tutti a mantenere la retta via, nella strada da percorrere prima di aver sconfitto il Coronavirus. Il direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Iss e componente del Comitato tecnico scientifico è stato ospite di Agorà, trasmissione su Raitre. Durante la puntata odierna, Rezza ha parlato soprattutto della necessità di non accelerare i tempi di una riapertura di tutte le attività, al momento chiuse per via del lockdown. Anche perchè è necessario continuare su questa strada, in modo da evitare che ci siano delle ricadute e quindi la presenza di nuovi focolai.

Per questo motivo, il Coronavirus va combattuta seguendo ancora per qualche giorno le regole e le restrizioni imposte dal Governo. Ecco perchè Rezza invita tutti ad attenersi a queste norme, in particolare quella relativa al distanziamento sociale, il margine di almeno un metro per evitare eventuali contagi. “La misura del distanziamento sociale resta quella più importante – dice Rezza – . Un metro aiuta, ma se una persona tossisce o starnutisce meglio due. All’interno dei luoghi pubblici servirà poi l’uso di barriere fisiche come la mascherina che proteggono non noi ma gli altri dalle ‘goccioline'”.

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I medici sono costretti a continue corse contro il tempo – meteoweek.com

Rezza ha risposto anche alla domanda relativa alla distanza che dovrà essere mantenuta, ad esempio, sulle spiagge nella prossima estate. Più che altro il membro dell’Iss ha fatto capire che non è ancora possibile fare ipotesi in tal senso: “Non sta a noi decidere certe cose. Spero che gli italiani possano fare le vacanze, se le meritano, qualsiasi soluzione si trovi bisognerà rispettare il distanziamento sociale. È evidente che dobbiamo prepararci alla riapertura, dobbiamo studiarne bene tempi e modi ma c’è troppa pressione, si parla troppo di ‘fase 2’: ancora ieri ci sono stati più di 500 morti e i casi totali sono ancora tanti. Siamo ancora nella fase 1, non bisogna dimenticarlo”.

Si è parlato anche del caos negli ospedali e soprattutto nelle Rsa. Rezza ha provato ad analizzare le varie situazioni, che hanno causato anche decine di vittime. A ciò si aggiunge l’elenco di tutte le responsabilità che hanno portato al caos e a varie tragedie: “Ospedali e Rsa sono luoghi in cui l’epidemia si è amplificata. La mancanza di dispositivi di protezione individuale, la scarsa preparazione nel controllo delle infezioni, l’invecchiamento della popolazione sanitaria sono condizioni che si sono accumulate negli anni sul territorio. Ci sono stati troppi focali ospedalieri, sintomatica l’alta percentuale di operatori sanitari tra i contagiati”.

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