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Cronaca

Coronavirus, Germania: riapertura di scuole e negozi. Industrie mai ferme

Coronavirus, in Germania gabinetto di crisi prolunga fino a 3 maggio le misure di contenimento del virus, ma intanto si organizza e annuncia la riapertura. Scuole e negozi aperti. Le industrie invece continuano a restare aperte con misure necessarie.

(Foto di Sean Gallup, da Getty Images)

Coronavirus, in Germania la linea prudente ma leggera di Angela Merkel: la tattica è un lockdown soft, test a tappeto e individuazione e isolamento dei focolai. Questa linea continua. Il gabinetto di crisi, formato dalla cancelliera e dai premier dei Länder federali, prolunga almeno fino al 3 maggio le misure di contenimento. Arrivano, però, anche le prime comunicazioni sulla ripartenza dell’economia e della scuola. L’idea è di procedere a piccoli passi verso un recupero della normalità. E infatti la Merkel non abbassa la guardia. Al termine di una videoconferenza fa notare: “Abbiamo avuto dei risultati che all’inizio non erano affatto scontati, ma il nostro è un successo temporaneo e fragile“. Dopo l’emergenza coronavirus, in Germania è dunque necessario ripartire, ma con la dovuta prudenza. Anche perché, in assenza di strumenti diversi dal contenimento, la vera sfida sarà far convivere le misure di isolamento con un recupero delle attività produttive. Infatti la Merkel aggiunge, rivolta ai cittadini: “E’ necessario capire che la società dovrà convivere con il Covid-19 finché non ci saranno medicine specifiche e soprattutto un vaccino”.

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E come viene riorganizzata questa convivenza con il coronavirus in Germania? A partire da lunedì prossimo, potranno riaprire gli esercizi commerciali con una superficie inferiore a 800 metri quadrati. Potranno riaprire anche tutti i concessionari d’auto, i negozi di biciclette e le librerie. Ma si tratta di un allentamento delle strette che soggiace a una clausola: la riapertura è consentita solo nel rispetto delle misure igieniche e capaci di garantire la sicurezza dei clienti.

Restano, invece, proibiti fino al 31 agosto grandi eventi pubblici: concerti, manifestazioni sportive, spettacoli, messe o altri eventi religiosi. Resta l’obbligo di un 1,5 metri di distanza di sicurezza tra le persone, ed è “urgentemente consigliato” l’uso delle mascherine, soprattutto nei trasporti pubblici o in supermercati. Vietati anche assembramenti superiori a due persone. Restano chiusi anche ristoranti e commerci non essenziali.

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Questa parziale riapertura, afferma Angela Merkel, sarà accompagnata da uno stretto monitoraggio della diffusione del contagio. Questo perché, come afferma la Merkel “è importante che si riesca a seguire meglio le catene d’infezione”. E dunque larga diffusione di tamponi. Ma i risultati di questi tamponi saranno poi integrati in un largo progetto di innovazione tecnologica. Verrà portato a termine il progetto di un’app per smartphone capace di tracciare chiunque sia risultato positivo, i suoi spostamenti e le persone con cui è venuto a contatto. Tuttavia, la privacy resta un campo minato in Germania, perfino durante l’emergenza coronavirus. Per questo la cancelliera ha subito precisato: “Ma il suo utilizzo sarà volontario“.

Per tutte le altre attività lavorative, il gabinetto ancora è al lavoro alla ricerca di una direttiva chiara. Intanto spetta alle aziende valutare la decisione di una riapertura. Attività lavorative che, comunque, non si sono mai fermate del tutto, neanche in piena emergenza. Ad esempio il settore siderurgico sembra aver subito delle restrizioni, ma mai un significativo lockdown. Per industrie e aziende, le regole da rispettare in caso di riapertura o proseguimento delle attività lavorative sono sempre le stesse: rispetto delle misure igieniche, distanza di sicurezza e chiusura delle mense aziendali. Le aziende che hanno subito una drastica riduzione della produzione sono soprattutto quelle intaccate da problemi con le forniture. Tra queste: Volkswagen, Opel e Daimler Benz. Queste aziende sono andate incontro a una riduzione dell’orario lavorativo o direttamente alla cassa integrazione.

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A partire dal 4 maggio, a riaprire sono anche le scuole. Si ripartirà dalle ultime classi, da quelle che prevedono esami e da quelle che consentono il passaggio a un altro ciclo di studi. Ma non tutte le scuole verranno riaperte. Ancora chiusi asili nido ed elementari. La motivazione è una maggiore difficoltà che gli insegnanti potrebbero riscontrare nel far rispettare le norme di sicurezza.

Scuole le prime a riaprire, ma in modo differente in Europa

(Foto di Sean Gallup, da Getty Images)

L’Europa pensa alla riapertura, ma lo fa in modi differenti e con tempi diversi. E tra i principali punti emerge con maggiore evidenza la riapertura delle scuole. E’ forse uno dei pochi elementi su cui ogni Paese ha già espresso la sua linea decisionale. L’Italia si riserva di pensarci ancora un po’.

La Francia. Lunedì sera Macron ha spiegato la decisione alla base di una riapertura delle scuole a partire dall’11 maggio. E ha affermato: “A partire dall’11 maggio riapriremo progressivamente gli asili, le scuole, i collegi e i licei. È per me una priorità perché l’attuale situazione aumenta le ineguaglianze. Troppi bambini, soprattutto nei quartieri popolari e in campagna, sono privati della scuola senza avere accesso al digitale e non possono essere aiutati allo stesso modo dai genitori. In questo periodo, le disuguaglianze delle abitazioni e quelle fra famiglie sono ancora più marcate. È per questo che i nostri bambini devono ritrovare la strada della scuola”. Ma la Francia non lo farà senza precauzioni riguardanti misure di distanziamento e protezione. “Il governo, nella concertazione, dovrà prevedere regole particolari: organizzare in modo diverso tempo e spazio, proteggere bene i nostri insegnanti e gli studenti, con il materiale necessario. Per gli studenti dell’insegnamento superiore, i corsi non riprenderanno fisicamente fino all’estate. Il governo preciserà per ciascuno l’organizzazione giusta che sarà necessaria, in particolare per esami e concorsi”. E se la Germania riaprirà le scuole in base all’urgenza degli esami, la Francia si lascerà guidare anche da un altro indicatore. Come ha affermato il ministro francese dell’istruzione, Jean-Michel Blanquer: “Bisogna salvare gli studenti che potrebbero andare alla deriva a causa del confinamento. Sono le fasce più fragili che ho innanzitutto in testa”.

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Danimarca e Norvegia, restano sotto i 10mila contagi (rispettivamente 6.174 e 6.525). Saranno proprio loro a riaprire in parte le scuole. In Danimarca il ragionamento svolto è un altro: è necessaria una riapertura generale, anche in ambito lavorativo. Questa ripartenza comporterà anche l’esigenza di accudire i figli piccoli. E qui subentra anche la riapertura della scuola. Si tratta però di una riapertura sperimentale, pronta ad esser ritirata immediatamente in caso di aumento dei contagi. Gli studenti di scuole primarie e asili sono rientrati a scuola proprio nella giornata di ieri, 15 aprile. Tra le varie disposizioni: gli alunni manterranno una distanza non inferiore ai due metri. Inoltre si potrà uscire dalla classe tutti insieme ma solo divisi in piccoli gruppi.

La Germania come già anticipato riaprirà il 4 maggio. Potranno rientrare in classe studenti degli ultimi anni di scuola secondaria e dell’ultimo anno delle elementari.

Riapre anche la Spagna: l’idea è di una ripartenza delle scuola differenziata, scaglionata. Verranno stabiliti piani ad hoc, da regione a regione, in base al livello di contagio. Riapertura prevista a partire da maggio.

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Italia: la data limite è il 18 maggio. Se sarà possibile riaprire le attività didattiche entro quella data, l’anno scolastico sarà salvo. Altrimenti la riapertura slitta a settembre. In realtà si tratta di una data, quella del 18 maggio, inserita nel decreto in maniera puramente formale. L’indirizzo sembra già quello di una riapertura a settembre. A tal proposito, la vice ministra dell’Istruzione Anna Ascani ha commentato: “Ad esempio la questione del distanziamento sociale interroga luoghi come la scuola, dove non è semplice garantirla. Ma non possiamo rimandare il rientro a scuola troppo a lungo, perché significa negare il diritto allo studio in senso proprio, perché per quanti sforzi si stiano facendo con la didattica a distanza, la scuola richiede una presenza che va ripristinata e per farlo occorre tornare a scuola”.

 

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