Coronavirus, case cura in Italia: il fascicolo degli orrori. Tra decessi sospetti e irregolarità.
Decessi sospetti, tante irregolarità, truffe e quant’altro. È questo lo scenario dipinto dai numerosi fascicoli di denunce e multe del Nas nel 2019. Fascicoli che lasciavano presagire quel che di lì a poco sarebbe accaduto: il crollo di un sistema molto fragile. Un sistema che, con il dilagare della pandemia di Coronavirus, è emerso in tutte le sue falle. Il virus, una volta fatto il suo “ingresso” in queste strutture, ha provocato una marea di morti, perché in esse ha trovato terreno fertile. Si è quindi innescata una serie di decessi che sono tuttora in corso.
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Secondo i dati rilevati dai Carabinieri, quasi un terzo dei 2.716 centri per anziani su cui hanno eseguito controlli, sono emerse irregolarità. E nel 2020 le cose non sono progredite, anzi, 183 case di riposo su 918 mancavano di figure professionali adeguate, il numero di anziani ospitati nelle strutture superava il limite consentito dalla legge. Non solo, anche mancata assistenza dei pazienti, esercizio abusivo della professione sanitaria, false autorizzazioni atte a esercitare l’attività. In breve, 172 denunciati e 25 case di riposo chiuse per mancanza di sanificazione ambienti o edifici abusivi.
Coronavirus, case di cura in Italia: tante le strutture abusive
Tra le case di cura abusive nel nostro Paese possiamo citare quella di Fonte Nuova, a est di Roma, che non aveva nessuna autorizzazione. Ospitava 14 persone anziane in due palazzine confinanti. Una porta spalancata per far entrare un possibile focolaio di Covid-19. La struttura è stata chiusa dai Carabinieri del Nas di Roma lo scorso 3 marzo. E ancora a Reggio Calabria, a febbraio, è stata chiusa una struttura abusiva che ospitava 14 degenti.
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Stessa cosa è accaduta a Taranto dove, per di più, non c’erano personale né impianti per fornire assistenza a pazienti affetti da patologie psico fisiche. A Udine, invece, i Nas sono intervenuti in una casa di riposo con 21 anziani, tutti positivi al Coronavirus. Oltretutto, la casa di cura, chiusa dai carabinieri, era assai carente dal punto di vista organizzativo con pazienti trasferiti in altra struttura.