Coronavirus, 007 Usa indagano su ipotesi creazione del virus in laboratorio

Coronavirus, gli 007 Usa hanno iniziato le indagini per scandagliare l’ipotesi che il virus sia nato in laboratorio a Wuhan, poi sfuggito di mano. Due giorni fa la notizia di un report dell’intelligence statunitense, risalente a due anni fa: laboratorio a Wuhan a rischio per pessime misure di prevenzione.

coronavirus laboratorio
(Foto di Guang Niu, da Getty Images)

Coronavirus, Usa: gli 007 statunitensi e i dirigenti della sicurezza nazionale americana indagano sulla possibilità che il coronavirus sia nato in un laboratorio di Wuhan per poi sfuggire di mano. L’attenzione torna, quindi, sull’ipotesi di una creazione artificiale del virus. Ipotesi già smentita dalla comunità scientifica: non ci sono prove che il coronavirus sia nato artificialmente. La sequenza del virus ne è la dimostrazione. Poi l’altra domanda posta, già da tempo, alla comunità scientifica: e se fosse sfuggito da laboratorio e si fosse diffuso naturalmente?

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A questo quesito gli esperti avevano già risposto che diversi report ufficiali dei laboratori di Wuhan hanno certificato l’incapacità del virus di giungere al salto di specie. Ora l’intelligence statunitense torna a indagare su un possibile incidente. Lo riferisce la Cnn citando varie fonti a conoscenza del dossier, che ritengono però prematuro trarre qualsiasi conclusione. L’indagine nasce, probabilmente, da un altro elemento emerso proprio ieri, pubblicato sul Washington Post. Il giornale aveva riportato la notizia di due dispacci diplomatici Usa risalenti al 2018. I dispacci riguardavano le carenze di un laboratorio di virologia situato a Wuhan.

Il laboratorio sospetto a Wuhan

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(Foto di Guang Niu, da Getty Images)

I report risalgono a due anni prima dello scoppio dell’emergenza coronavirus, precisamente al 2018. In quell’anno l’ambasciata degli Stati Uniti con un ”passo inconsueto” inviò più volte scienziati al Wuhan Institute of Virology, dal 2015 il primo laboratorio cinese. L’invito era quello di raggiungere livelli di sicurezza più alti. Durante quelle visite crebbe l’apprensione per delle condizioni potenzialmente molto pericolose. A quel punto inviarono a Washington due “cable” in cui ammonirono: il laboratorio presentava inadeguate condizioni di sicurezza e conduceva pericolose ricerche sui pipistrelli. A rivelarlo è, ancora una volta, il Washington Post. Tant’è che il laboratorio cinese riceveva assistenza dal Galveston National Laboratory dell’University of Texas Medical Branch e altre organizzazioni americane. Tuttavia, i ricercatori cinesi avanzarono una richiesta: ricevere ulteriori aiuti. Infatti, i messaggi dei diplomatici americani concludevano: gli Stati Uniti avrebbero acconsentire a fornire questi aiuti, sia per l’importanza della ricerca, sia per la sua pericolosità. Gli aiuti però non arrivarono.

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Il giornale riferisce che negli ultimi due mesi diverse informative hanno iniziato a circolare all’interno del governo americano, producendo un’accesa discussione in merito. Tuttavia, è necessario notare: al momento non sono presenti evidenze capaci di comprovare questa ipotesi. Inoltre la comunità scientifica sembra confermare che il virus sia nato naturalmente. Fatto sta che le avvertenze dei cable risalenti a due anni fa sono chiare: le condizioni di sicurezza del Wiv non sono sufficienti, e questo potrebbe compromettere sia gli studi sul coronavirus, sia il mondo esterno al laboratorio. Inoltre, diplomatici americani ed esperti scientifici due anni fa comunicarono: le scoperte del laboratorio di Wuhan “suggeriscono fortemente che coronavirus tipo Sars dei pipistrelli possono essere trasmessi agli umani e causare malattie come la Sars. Da un punto di vista della salute pubblica, questo rende la costante sorveglianza dei coronavirus tipo Sars nei pipistrelli e gli studi sui contatti animale-umani cruciali per la previsione e la prevenzione di future epidemia di coronavirus”.

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Sempre il Washington Post fa notare che i cable, dunque, fornirebbero un’ulteriore prova su una nascita del virus in laboratorio e su una sua successiva diffusione incidentale. Secondo l’autore dell’articolo la versione di Pechino sarebbe dunque inattendibile. Questo anche perché alcuni esperti cinesi, citati nell’articolo, avrebbero confermato che il primo contagiato da coronavirus risalente al primo dicembre non sarebbe mai entrato in contatto con il wet market. Stessa cosa per oltre un terzo dei contagiati nel primo grande cluster. Alle accuse risponde Shi Zhengli, a guida del laboratorio di Wuhan. Il suo centro è stato il primo a riportare pubblicamente la notizia: il virus era nato dai pipistrelli. Ma l’esperto ha categoricamente negato che il suo centro possa essere stata l’origine della diffusione del virus.

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