Il sottosegretario Cei, don Ivan Maffeis, lancia l’appello: “Abbiamo un pacchetto di regole da sottoporre al governo”. A messa volontari che controllano le distanze, funerali e battesimi solo con i parenti stretti. Così potrebbe essere la fase 2
La Cei mette proposte sul tavolo del governo per la fase 2. Messe con volontari che garantiscano le distanze, funerali, battesimi e matrimoni con la presenza dei familiari stretti, qualche incontro di comunità facendo uso dei dispositivi di protezione. La Cei ha pronto “un pacchetto di proposte” che verrà illustrato questa settimana al governo. “Con tutta l’attenzione richiesta dall’emergenza dobbiamo tornare ad ‘abitare’ la Chiesa. Il Paese ne ha un profondo bisogno, c’è una domanda enorme e rispondere significa dare un contributo alla coesione sociale” Così il sottosegretario della Conferenza episcopale italiana don Ivan Maffeis.
C’è dunque bisogno di proposte e risposte. Il coronavirus Sars-Cov-2 sarà in circolo ancora per molto tempo, dicono gli esperti, anche quando il contagio sarà ridotto e si potrà iniziare una fase. Ma la ripartenza sarà molto lenta e i danni di lungo periodo, motivo per il quale la Cei intende muoversi con prudenza. La pandemia da Covid-19 ha contagiato ormai più di due milioni di persone in tutto il mondo e ha fatto, solo in Italia oltre 20mila morti. La situazione è ancora drammatica e anche se le misure decise hanno rallentato la diffusione del virus non c’è ancora una soluzione. Per questo si cerca una cura anche su funerali, messe e matrimoni, in attesa del vaccino.
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La task-force di Papa Francesco
Papa Francesco intanto ha istituito una ‘task-force’ per il dopo-pandemia. Il pontefice, come sottolineato in una nota, ha chiesto sviluppi ben precisi al Dicastero per lo sviluppo umano integrale. “Sarebbe opportuno creare una Commissione, in collaborazione con altri Dicasteri della Curia Romana. Un’iniziativa per esprimere la sollecitudine e l’amore della Chiesa per l’intera famiglia umana di fronte alla pandemia di Covid-19, soprattutto mediante l’analisi e la riflessione sulle sfide socioeconomiche e culturali del futuro e la proposta di linee guida per affrontarle”.
Il Covid-19 ha obbligato a una serrata per tutte le messe e celebrazioni. I parroci trasmettono le funzioni via web e la Cei è ricorsa ad un appello accorato. I riti pasquali sono stati a porte chiuse. Per molti fedeli una sofferenza nella sofferenza. Il sentimento più “intenso che accompagna la gran parte dei cristiani è perciò quello dello spaesamento, dato da una profonda assenza e da un innaturale silenzio”. In queste settimane convulse, nella galassia cattolica ci sono le preoccupazioni. “Minoranze, – ha spiegato Repole, Facoltà Teologica di Torino – anche se molto rumorose nel mondo della comunicazione, si sono mostrate molto preoccupate di rimanere vigili rispetto a delle possibili limitazioni nella celebrazione della Pasqua e dell’eucaristia domenicale. Qualcuno si spinge ad affermare polemicamente che sarebbe mancato il coraggio alla Chiesa, specie ai suoi pastori”.