In un articolo apparso su La Repubblica si fa il punto della situazione su tutte le incertezze del premier Conte rispetto alla fase 2, alla quale l’Italia non sarebbe pronta.
Mentre gli altri Paesi studiano le strategie migliori per ripartire e ridare impulso all’economia, l’Italia si avvia verso una fase 2 lenta e molto probabilmente una riapertura tardiva. Il premier Giuseppe Conte ha attivato diversi strumenti e ha messo in campo molti attori, tra esperti e consulenti, che rendono difficile l’individuazione di una linea di governo chiara e un indirizzo politico univoco. Conte ha, infatti, mobilitato 240 generali e soldati semplici per far ripartire l’Italia. Poi ci sono i 16 esperti arruolati dal commissario Vittorio Colao e altri 74 che lavorano allo sviluppo di un app per tracciare gli spostamenti dei cittadini al fine di censire e tenere sotto controllo il contagio di Coronavirus. A questa difficile organizzazione, si aggiungono i litigi tra Protezione Civile e la squadra di Domenico Arcuri e i governatori delle Regioni che non seguono le indicazioni presenti nei decreti di Palazzo Chigi. Intanto il comitato scientifico a cui Conte fa riferimento dichiara che è ancora troppo presto per la fase 2 e raccomanda, come affermato dal geriatra del Gemelli Roberto Bernabei, “bisogna restare in casa fino a maggio. Non stiamo osservando una diminuzione della curva dei contagi tale da permettere più riaperture di quelle decise“.
Lunedì dovrebbe riunirsi il Consiglio dei Ministri per emanare un dpcm per regolamentare la ripresa di alcune linee produttive considerate meno a rischio. Ma non c’è alcuna certezza visto che non esiste un quadro chiaro sui numeri del contagio, sul tracciamento dei malati, sulla distribuzione dei tamponi, sull’assistenza domiciliare e sulla nascita di ospedali dedicati esclusivamente al Coronavirus. Il premier Conte ha sempre affermato che ogni decisione politica sarebbe succeduta alle indicazioni del comitato scientifico e sono proprio gli scienziati a indicare in modo inequivocabile che è troppo presto per allentare il lockdown e che non saranno di certo loro ad assumersi le eventuali responsabilità di una riapertura non adeguata e quindi pericolosa.
Ieri il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha indicato all’Italia che nel 2020 il Pil sprofonderà verso un preoccupante -9,1% e ciò comporta una probabile recessione mai vissuta prima nella storia del nostro Paese. Questa previsione drammatica ha riacceso la discussione, cui partecipano numerosi esperti che consigliano, invece, al governo di accelerare. Tra di loro c’è la Confindustria, in netto contrasto con i sindacati, e la task force di Colao attivata proprio per la ripartenza. Dal governo, però, hanno dichiarato che la squadra di Colao ha solo un ruolo consultivo e che i documenti prodotti dovranno essere sottoposto all’esame dei ministri, gli unici ad avere poteri di decisione. Ad esempio ieri si sono riuniti i 17 esperti in videoconferenza ma nessun ministro né alcun sottosegretario né il premier sono intervenuti e anche chi lo ha fatto, come Arcuri e Borrelli, sono riusciti a trarne indicazioni.
Ieri pare sia esploso un conflitto tra Colao che ha dato indicazioni sull’app che è in sviluppo per il tracciamento dei cittadini, ma ha immediatamente ricevuto una risposta netta rispetto alle scelte già effettuate dalla ministra dell’Innovazione Paola Pisano, responsabile del progetto. Un ministro ha dichiarato al riguardo: “dovrebbero aiutarci a immaginare la fase tre e quel che verrà dopo, disegnare un futuro che nel 2021 riporti su il Pil e faccia scattare la rinascita, per la fase due ci sono già gli scienziati e la Protezione civile“. E’ un lavoro molto arduo riuscire a mettere insieme tutte le indicazioni che arrivano al governo e Conte dovrò il prima possibile dare delle risposte definitive su come garantire il corretto distanziamento necessario per la riapertura delle aziende italiane, sui turni di lavoro, sui dispositivi di sicurezza e sui trasporti pubblici.
Molti Stati europei hanno fatto delle scelte e hanno deciso una strategia: in Francia Macron intende riaprire l’11 maggio e ha promesso di rimandare a scuola i giovani e di far ripartire diverse attività produttive; in Germania stanno sperimentando un regime di isolamento leggero; e anche la Spagna sembra avanti rispetto a noi. Nessuno, di certo, ha la risposta giusta ma al momento ancora non si conosce la strategia italiana. Il premier Conte è, infatti, molto preoccupato dal settore della ristorazione, che dovrebbe essere l’ultimo a riaprire ma che invece è già in una crisi abissale che potrebbe portare al fallimento di numerose realtà. Numerose soluzioni e numerose indicazioni, ma in sintesi solo caos sulle decisioni da prendere per far ripartire al più presto l’Italia.
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