Coronavirus, i dati Istat illustrano la condizione del mondo del lavoro alla fine di marzo: più della metà degli italiani, circa il 55,7% continua ad andare a lavoro.
A dirlo sono i dati Istat che illustrano il mondo del lavoro in piena emergenza coronavirus: a fine marzo più della metà degli italiani continua ad andare a lavoro. Per ottenere questi dati l’Istat ha tracciato una mappa delle attività economiche “sospese” e “attive” di industrie e servizi privati. Per quantificare questa mappa ha poi calcolato il numero di addetti per ciascun settore. Il risultato, in termini percentuali, è molto alto: circa il 55,7% degli italiani si reca ancora in ufficio o in fabbrica. In realtà la percentuale di persone che continuano a lavorare è ancora più alta, al di fuori delle proiezioni matematiche. Non vengono calcolati, infatti, i comparti solo formalmente in stand-by, con sedi chiuse ma smart working attivo.
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Da un punto di vista geografico, la cesura che taglia il Paese in due è evidente. Una minore diffusione del virus al Sud rispetto al Nord si riflette anche nel comportamento dei lavoratori. Infatti l’Istat sottolinea: “in molte Regioni del Mezzogiorno oltre la metà dei comuni fanno registrare una quota di addetti appartenenti ai settori aperti superiore al valore medio nazionale”. E’ quanto accade in Basilicata, Sicilia e Calabria. Tra i comuni più attivi emerge Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa (82,3% di addetti impiegati in settori aperti). Il Nord non registra comuni particolarmente attivi. In terza posizione tra i comuni con il maggior numero di lavoratori in sede c’è Fiumicino, che per via delle “attività dei trasporti aerei fa registrare una quota di addetti in settori aperti del 78,4%”.
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In realtà, però, a influire sembrerebbe anche un altro fattore oltre alla semplice dialettica Nord-Sud. A esser più attive, in genere, sono soprattutto le città, e questo da Meridione a Settentrione. E infatti ad essere sopra la media nazionale ci Sopra la media nazionale si trovano le grandi città sparse in tutta la penisola: Genova (69,6%), Bari (68,7%), Roma (68,5%), Ancona (68,4%), Trento (68,3%), Bologna (67,7%), Milano (67,1%) e Palermo (66,6%). Alta anche la percentuale in comuni tristemente conosciuti per esser stati i più colpiti dal virus: Lodi sta al 73,1%, e Crema al 69,2%.
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Nel frattempo l’Istat anticipa future indagini statistiche. Nelle prossime settimane avrà inizio un’ulteriore indagine, chiamata: “Diario della giornata e attività ai tempi del coronavirus“. Scopo dell’indagine sarà capire in che modo sono mutate le abitudini quotidiane degli italiani nel corso dell’intera giornata.