Uccise la madre appiccando un fuoco: Gentile condannato a 29 anni

Bruno Gentile aveva appiccato un incendio dando la colpa ad un legale: la madre era morte, oggi lui è stato condannato a 29 anni.

Uccise la madre appiccando un fuoco: Gentile condannato a 29 anni – meteoweek

Bruno Gentile ha 51 anni ed è solo da quando nel 2004 ha ucciso la madre. L’uomo è accusato di aver dato fuoco a Anna D’Ortona, 72 anni, nel novembre di quello stesso anno a Tavenna (Campobasso). Arrestato dalla polizia di Siracusa, l’uomo è stato oggi condannato a scontare 29 anni e 5 mesi di reclusione per omicidio a seguito di incendio, calunnia, per avere accusato falsamente del delitto un legale, e altri reati contro la persona. Agenti della squadra mobile hanno eseguito nei suoi confronti un’ordinanza di carcerazione, emessa dall’ufficio Esecuzioni penali della Corte d’appello dell’Aquila. L’uomo si trova attualmente nel carcere di Brucoli.

Questa drammatica storia si è consumata 16 anni fa quando il corpo dell’anziana fu trovato nella sua abitazione, semidistrutta dalle fiamme. La donna era morta in seguito ad un incendio dopo che qualcuno aveva cosparso dell’acido sul suo corpo. L’uomo arrestato per il delitto ha provato a sostenere, per mezzo della sua difesa, che la madre si fosse suicidata ma non è mai stato creduto.

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Quella di Bruno Gentile è l’ennesima storia di matricidio in Italia. A precederlo Pietro Maso, Erika De Nardo, Nadia Frigerio e tanti altri. Nel 2016 balzò agli onori della cronaca la storia di Federico Bigotti, un ventunenne accusato di aver ucciso la madre Anna Maria Cenciarini, raggiunta da una decina di coltellate nella casa di famiglia sulle colline di Città di Castello. La svolta nel caso della casalinga di 55 anni di Città di Castello uccisa nella sua casa il 28 dicembre arrivò con i primi risultati dell’autopsia. Il ragazzo infatti aveva raccontato di averla vista suicidarsi in cucina. Una versione che era apparsa inverosimile agli investigatori. Tanto che la procura di Perugia lo aveva indagato per omicidio il giorno dopo il ritrovamento del corpo. Sconosciute in questo caso ma anche in molti altri, le ragioni del folle gesto; salvo alcuni, come Pietro Maso, che dichiarò immediatamente di avere bisogno urgente di denaro.

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