Dato l’acceso interesse mediatico – e non solo – nei confronti del Mes come strumento di risposta europeo alla pandemia di coronavirus, cerchiamo di far luce su quello che è il quadro della sua possibile attivazione nel contesto di crisi attuale.
In occasione dell’ultima difficile riunione avvenuta giovedì scorso, l’Eurogruppo ha posto sul tavolo delle trattative una serie di delibere che riguardano anche il tanto chiacchierato Mes, ovvero il Meccanismo europeo di stabilità (o fondo salva-Stati) il cui obbiettivo primario è quello di garantire la stabilità finanziaria dei Paesi dell’area Euro.
Ciò a cui si mira, però, almeno da parte dell’Italia e della Francia, è al raggiungimento di nuovi strumenti per fronteggiare la crisi economico-sanitaria da coronavirus. Nuovi strumenti che, se proprio non dovessero sostituire il Mes, quanto meno lo affianchino per cambiare quelle che sono, al momento, le sue condizioni inadeguate alla situazione.
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Secondo quanto più volte ribadito dal governo, il Mes non è una risposta adatta, adeguata alla crisi che i vari Stati europei – e quindi non soltanto l’Italia – stanno affrontando in questo drammatico inizio 2020. Una crisi che purtroppo è costretta a perdurare, e che rischia di mettere seriamente in ginocchio le economie di diversi paesi membri.
Un modo per sostenere il tessuto sanitario, economico e sociale dei Paesi, allora, potrebbe essere quello di far leva sulla solidarietà europea, e attivare di conseguenza quelli che sarebbero i tanto chiacchierati Eurobond. Chiacchierati, sì, ma anche rifiutati in blocco dall’opposizione dei Paesi del Nord, Olanda e Germania in primis. Le stesse che continuano ad avanzare sul tavolo delle trattative le carte di un “nuovo” Mes.
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Emergenza Coronavirus, come sarà il nuovo Mes
Ma come potrebbe presentarsi questo fondo salva-Stati rivisitato in occasione della pandemia di coronavirus? Secondo quanto riportato dal sito Insideover, si parlerebbe di un neo-costituito canale denominato Pandemic Crisis Support, garantito dalle linee di credito precauzionali (le Enhanced Conditions Credit Line, ovvero a condizioni rafforzate) sfruttate dal Mes per le altre tipologie di crisi precedentemente affrontate – come nel caso della Grecia.
Secondo quanto spiegato da Andrea Muratore, la Banca Centrale Europea “ha sempre ritenuto l’attivazione delle Eccl del Mes come un presupposto fondamentale per l’apertura di politiche di azione monetaria straordinaria nei confronti del Paese sottoscrittore. L’Eccl rafforza le prescrizioni del Precautionary credit line (Pcl) del Fondo Monetario Internazionale, che chiede come garanzie ai prestiti erogati un pacchetto di misure da implementare contestualmente all’erogazione dei prestiti”, e le sue condizioni possono essere “sia prestabilite, sia implementate in un secondo tempo“.
Tuttavia, sottolinea sempre Muratore, non bisogna cadere nella valutazione troppo ottimistica offerta dal Corriere della Sera, secondo cui “quel nuovo tipo di strumento del Mes privo di condizioni apre così la strada al ruolo della Bce come prestatore di ultima istanza di un governo in difficoltà per la pandemia”. Questo poiché, spiega la penna di Insideover, “il Mes non è ancora privo di condizioni a causa dell’assenza di una riforma dei trattati europei e nessun Paese potrebbe sopportare politicamente oggigiorno la firma di un memorandum di aggiustamento strutturale”.
Oltre al fatto che la funzione della Bce come vera banca centrale è al momento incompleta, “essendo l’Eurotower impossibilitata, ad esempio, a finanziare i deficit dei Paesi membri e a fungere da reale prestatore di ultima istanza senza la mediazione di istituti terzi come il Mes”.
Mes, Mes light, Eurobond e Recovery Fund
Insomma, il discorso del Mes è molto delicato. Si tratta in effetti di uno strumento che come già ampiamente sostenuto da Conte dimostra chiaramente la sua inadeguatezza e la sua fragilità di fronte alla crisi pandemica che l’Europa è al momestro obbligata a vivere. Uno strumento complesso, che va ponderato con cautela e con estrema precauzione da tutte le parti in gioco.
La riforma sul fondo salva-Stati, ricordiamo, era nata già dallo scorso giugno 2019, quando i governi dei Paesi membri erano riusciti a trovare un possibile accordo tra tutte le parti in gioco. Ma alcune di queste modifiche, che comunque devono rispondere del voto di unanimità dell’Eurogruppo per essere approvate, sono al momento totalmente inadeguate per la crisi epidemiologica attuale.
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Oltre agli ambiti Eurobond, la Commissione Europea starebbe comunque lavorando a quello che sarebbe un Recovery Fund, così come anche a un Mes light – per il quale gli aiuti dovranno coprire soltanto i danni economici colpiti dall’epidemia di Coronavirus. Niente è stato firmato, al momento, e per ulteriori sviluppi serve necessariamente aspettare qualche comunicazione ufficiale da parte delle autorità competenti.