Coronavirus, l’Italia è veramente pronta per la Fase 2?

Il sociologo Luca Ricolfi porta alla luce diversi dubbi sull’uscita del nostro Paese dall’emergenza Coronavirus. Ci si sofferma sulla quantità di mascherine e tamponi, ma anche sui posti negli ospedali.

coronavirus roma

Si è parlato negli ultimi giorni del prossimo step che l’Italia dovrà affrontare nell’emergenza Coronavirus. Stiamo parlando della tanto attesa Fase 2, che in base ai rilievi effettuati dagli scienziati dovrebbe prendere il via, nel nostro Paese, dal 4 maggio prossimo. Ci sarà un ritorno lento e graduale a una vita che si avvicini il più possibile alla normalità. La gente potrà tornare a uscire di casa, gli esercizi commerciali e le attività produttive riprenderanno volta per volta. Ma il dubbio che assale Luca Ricolfi, noto sociologo e politologo è il seguente: l’Italia è veramente pronta a iniziare la Fase 2?

In particolare, nel prossimo passaggio della guerra al Coronavirus, Ricolfi pone sette punti che per il momento si fa fatica a considerare colmati. I primi due riguardano la presenza di mezzi che servono a prevenire la diffusione del Coronavirus e che sono stati spesso al centro di dibattiti e polemiche. Stiamo parlando delle mascherine per prevenire lo scambio di batteri e dei tamponi, di cui si è parlato spesso in chiave negativa. Ricolfi sostiene che, calcoli alla mano, servirebbero 100 milioni di mascherine al giorno nel nostro Paese, e che difficilmente saranno disponibili entro il giorno del 4 maggio, quello dell’ingresso nella Fase 2.

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Luca Ricolfi solleva dei dubbi – meteoweek.com

Passando poi ai tamponi, la prossima settimana potrebbe essere quella giusta per far sì che si raggiunga il livello della Germania. I tedeschi, infatti, hanno a disposizione 500mila tamponi da eseguire ogni settimana, e la fornitura in Italia aumenterà nei prossimi giorni. Un passaggio positivo riguarda il fatto che, come dice Ricolfi al Messaggero, “abbiamo deciso di rinunciare al monopolio pubblico dei test, da oggi chiunque lo desideri può sottoporsi a tamponi e test sierologici in una struttura privata, o mediante prelievi a domicilio”. E questo potrebbe aiutare nell’individuare veri o presunti casi di positività al Coronavirus.

Ma ci sono altri cinque punti toccati da Ricolfi durante la sua intervista per il quotidiano romano. Uno di questi riguarda l’esistenza di una data entro la quale potrà iniziare la libera circolazione dei tamponi e dei test sierologici, in modo da poterli fare semplicemente con una prescrizione del medico curante. Il quarto punto riguarda la creazione di un’app o di un software per il tracciamento delle persone in giro per le città. Si dice da oltre un mese che bisogna ridurre la circolazione, consentendo le uscite per lavoro o per l’acquisto di beni di prima necessità. Questo è un altro passaggio necessario secondo Ricolfi.

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Il quinto quesito posto dal sociologo è relativo al numero di posti attualmente disponibili per chi non può effettuare i quindici giorni minimi di quarantena in casa. Secondo Ricolfi vanno creati 10mila posti, possibilmente tra alberghi attualmente vuoti per via del blocco del turismo e le strutture para-ospedaliere. Si parla anche della de-secretazione dei micro-dati anagrafici e clinici sui soggetti positivi al Coronavirus, da parte dell’Istituto Superiore di Sanità. È un passaggio fondamentale per consentire di ottenere elementi utili sulla diffusione del virus stesso. Infine, il settimo e ultimo punto riguarda la data di inizio dell’indagine campionaria sulla diffusione del coronavirus e quando saranno disponibili i risultati.

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