Coronavirus: sperimentato congegno che aiuta due pazienti a respirare da singolo ventilatore

Il congegno funziona ma avrà bisogno di ulteriori test per essere approvato. Ma si tratta di una passo importante per aiutare le terapie intensive nei momenti in cui si ritrovano sovraccariche di pazienti. 

(Photo by ENRIQUE ORTIZ/AFP via Getty Images)

Alcuni ricercatori australiani sono riusciti a sperimentare con successo un innovativo congegno che consente a due persone di poter respirare attraverso l’utilizzo di un singolo ventilatore. Una scoperta che si rivela utilissima per tutte quelle circostanze critiche, che il nostro paese ha vissuto purtroppo molte volte negli ultimi mesi, in cui le terapie intensive sono sovraccariche e non ci sono abbastanza ventilatori per tutti. Il progetto è stato sviluppato da dei ricercatori che appartengono alla Monash University, in collaborazione con due ospedali di Melbourne. Questi sono riusciti a costruire il prototipo, utilizzando una componentistica molto comune negli ospedali. Sostanzialmente il congegno da loro creato, riesce ad agire come limitatore di flusso, permettendo così di modificare la pressione, il volume e il flusso di ciascun polmone. E riesce anche a fornire ai medici un controllo diretto sull’ossigeno che viene somministrati su polmoni diversi. 

I ricercatori: bisognerà condurre altri test ma i risultati sono promettenti

Questi esperimenti sono stati descritti e pubblicato dalla rivista Anaesthesia, e sono stati realizzati in degli ambienti simulati attraverso l’utilizzo di polmoni artificiali.

(Photo by ARIS OIKONOMOU/AFP via Getty Images)

I ricercatori al momento non raccomandano comunque l’uso di un singolo ventilatore per due pazienti, ma questa loro scoperta consente di superare uno dei rischi che erano associati a questa pratica. Normalmente, condividere un ventilatore non risulta impossibile in quanto l’erogazione di aria differisce per quantità da paziente a paziente. Un altro rischio poi, riguarda lo scambio di gas tra due persone, oltre al fatto che un flusso d’aria irregolare somministrato a un paziente, può risultargli fatale.

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I responsabili di questo progetto sono Shaun Gregory della Monash University e Alexander Clarke del Royal Women’s Hospital. Gli studiosi nel presentare il progetto, hanno innanzitutto chiarito che questi risultati “vanno trattati con cauzione, richiedono ulteriori sperimentazioni, ma sono promettenti”.

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